Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
LIBRO QUINDICESIMO 577
vello: e se il duca viveva, papa Paolo non avrebbe fatto molte di quelle cose ch'egli fece, e molte di quelle ch'egli non fece fatte ne arebbe. Sapeva il papa questa cattiva disposizion dell' animo del duca Alessandro verso di lui, il che fu cagione eh' egli non solamente si rallegrò della morte sua, ma sturbò eziandio quanto seppe e potè, prima il principato e poscia il ducato del signor Cosimo, come si farà manifesto per le cose che seguiranno.
Dico adunque che a gran fatica si potrebbe credere, nè con quanta celerità si sparse per tutta Italia , il duca Alessandro essere stato la notte della Befania ferito e morto in camera sua da Lorenzo di Pierfrancesco de'Medici , nè quanto variamente se ne ragionò, pure il più degli uomini, e spezialmente i Fiorentini, e tra questi i fuorusciti, io portavano con sommissime lodi di là dal cielo, non solo agguagliandolo , ma preponendolo a Bruto ; onde molti, e tra questi Benedetto Varchi l molto più che nessun altro composero, e volgarmente e latinamente , molti versi così in lode e commendazione del TIRANNICIDA , e del nuovo BRUTO TOSCANO, chè con tali nomi si chiamava in quel principio^Lorenzo, come in biasimo e vituperio del duca Alessandro, e talora del signor Cosimo : ed il Molza , pentendosi dell' orazione fattagli contra e quasi ridicendosi, fece in onor suo questo bellissimo Epigramma :
Invisum ferro Laurent dum percutit ho a lem ,
Quod premerei patriae libera colla suae, Te ne hic nunr., inquii, p aliar, qui ferre tyrannos Vix olim Romae marmoreo* polui ? La sentenza del quale, così superficialmente espressa da noi, affinchè ognuno intender la possa, è cosi fatta:
Mentre Lorenzo il fìer nemico e crudo, Che la sua patria libera sommisse , Pietosamente d' ogni pietà nudo Apre col ferro, o lui sdegnando disse : Dunque eh' io soffra le qui t>it>o avvisi, Che i tiranni di marmo in Roma uccisi?
1 fuorusciti al suono di questa non aspettata, ma dolcissima novella, si (allegrarono infinitamente tutti, pensando che dovessono tornare essi dopo tanti stenti in Firenze, e Firenze dopo tante miserie iti libertà; e i due cardinali Salviati e Ridolfi incitati segretamente dal papa, perle cagioni ch'io ho dette, e sollecitali da Baccio Valori, da Anton francesco degli Albizzie da altri usciti ch'erano in Roma, con participazione e con danari delPambasoia-dor franzese, ifquale era il vescovo di Maeòne, soldarono millecinquecento fanti ed alcuni cavagli: e perchè il signore Stefano Colonna non la volle ac-
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