Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
•"o storia fiorentinaceliare egli, ne diedero la cura al signor Gianpaolo da Ceri , ed insieme con Ruberto di Filippo Strozzi gì1 inviarono verso Montepulciano, ed essi avendo risposto e scritto a Filippo la risoluzione ed intenzion loro ed ordinatogli che ragunasse più gente clie potesse, si partirono di Roma con gran seguilo di fuoruscili e d' altri, affrettando il camminare per giugner tostamente a Firenze, e assettar, secondochè dicevano, le cosce lo slato di quella ciltà. Era Filippo, come io dissi poco fa, con ordine degli oratori franzesi partitosi di Vinegia, e trasferitosi a Bologna, nella qual città diede ordine che si facessero tremila fanti, a quali diede per capo il conte Ieronimo de' Peppoli, si perchè, essendo egli amico de' Salviati, era ben volto verso le cose di Firenze, e si massimamente per avere un luogo, cioè Castiglion de' Gatti, dove far la massa > e perchè impacciarsi di cose di guerra era contra la nalura e usanza sua, e massimamente avendosi a cavare di presente danari di mano, per avergli poi a riavere con tempo dal re cristianissimo , del quale era creditore d'altre somme , confortava che si dovesse procedere amichevolmente , e tentare il signore Alessandro col donargli la città del Borgo a San Sepolcro, e se altro avesse voluto, e, per assicurare i Pallescbi^proinet-tcre che s' accetterebbe ogni forma di governo che loro piacesse, solo che non fosse prettamente tirannica ; e brevemente , essendo di poco animo, e dolendogli lo spendere , e confessando di non s' intendere della guerra, si rimelleva in tutto e per tulio alle deliberazioni de' cardinali ; le quali cose affinechè più certamenle conoscer si possano, in'è paruto di dover copiare in questo luogo de verbo ad verbum, come m dice , una lettera scritta di Bologna da lui agli due cardinali Salviati e Ridolfi.
» Reverendissimi signori miei.
« Per messer Galeotto Giugni ricevetti una loro credenziale, e poco di poi la risposta della mia di Venezia , e con piacere iutesi la loro risoluzione dell' andare a Firenze , pensando che colla viva voce potessino indurre il signore Alessandro a non voler sottomettere quella città a' Barbari, come accaderà perseverando nel principiato cammino, offerendogli tutti quegli onori ed utili , che da quella città per lui si potessero desiderare , e per lei dare: che mi parrebbe molto ben collocato il dargli il Borgo a San Sepolcro , olirà 1' allre condizioni, del quale ho inteso più tempo fa che aveva gran desiderio. Pensavo ancora, che vostre signorie potessono assccurare quegli cittadini che temono il governo libero , con offerire che noi ci soddisfaremo d' ogni formi che a loro piacesse, purché non fosse mera tirannica; ma intendendo che hanno preso il freno in bocca, e vogliono continovarc nel passalo governov^ooQle
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