Storia fiorentina (volume II) di Benedetto Varchi
libro sedicesimo 425
terza parte al signor Casiimo, egli non voleva osservarli), dice ndo ciré s'era equivocato : e perchè ogni di nascevano dubbi nuovi, ora nella quantità che pagarsi devésse, ora a chi s'aspettasse V éleggere i mihistri, bisognò che l'imperadore ne scrivesse due volte al conte d'Anghillar suo oratore", a nonostante questo, nè la diligenza e sufficienza di messer Agnolo, nè le preghiere di Pucci e più altri cardinali* fu mandato l'interdetto a Firenze, c dopo alcune proroghe ottenute con grandissimi prieghi, fu appiccato, e stette interdetta Firenze dalli diciatto di febbraio tìno alti tre di marzo, nel qual giorno fu ribenedetta. Mà otto giorni di poi il San Marino, per comandamento del tesauriere, la fècè di nuovo interdire, e così stette sen-zachè si celebrassino gli ufizi divini insino a' sei di aprile, nel qual giorno fu levato in tutto e pei* tutto lo 'nterdetto, avendo il cardinal Pucci e messer Agnolo composto col tesauriere il primo dì dell'anno nuovo 1558, éhe si dovessino pagàre in luogo delle decime al papa, dopo molte di* spute, diecimila fiorini d'orò; al quale accordo acconsenti il papa per due cagioni principali: la prima fu perchè , volendo andare a Nizza per abboccarsi col re Francesco e con Carlo V, in nome per le bisogna di Santa Chiesa, ma infatti per interessi suoi particolari, aveva pensato di passar su per lo stato di Firenze pacificamente; e dare qualche principio alla seconda cagione, la quale gì' importava più, ed era che'! signor Pier Luigi aveva disegnato di voler dare la signora Vittoria sua figliuola (oggi duchessa d'Urbino, donna di rara virtù, t degna d'avere avuto altro padre che ella non ebbe) per moglie al signor Cosimo, ed il papa lo desiderava tanto, che si disse pubblicamente , che egli credendo che potesse più con Cosimo che non poteva, aveva fatto offerire a messer Francesco Campana di farlo cardinale ogni volta che il parentado riuscisse, credendolo e meno fedele che non era, e che potesse più nel duca che non poteva.
In quest'anno medesimo nacque un caso, del quale io non mi ricordo aver udito nè letto, nè tra gli antichi nè tra'moderni, nè nella verità degli storici, né nelle favole de'poeti il più esecrabile, e degno di maggiore non solamente biasimo , ma punizione ; il quale fu così orrendo, eh'io per me non pur mi vergogno, ma mi raccapriccio a pensarlo, non che a raccontarlo : nè so con quale onestà o disonestà di parole io 0 possa o debba, o coprire o scoprire la turpitudine e scelleratezza di così empio e nefando, e forse, anzi senza forse, mai più udito stupro e sacrilegio; il quale io narrerò, benché con gravissima nausea e indignazione d'a-nimo, per mostrar due cose principalmente: l'una, che questo nostro misero e infelice secolo ha anch' egli i suoi Tantali avuto ed isuoi Tiesti; l'altra, che la morte del commettitore di esso, ancorché crudelissima e ignominiosissima, fu però minore de'meriti, anzi demeriti suoi, e mostrò chev^ooQle
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