I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      12 INTRODUZIONEnache o Diari, i quali fiorirono, più che altro, nel Trecento, sebbene continuassero per lungo tempo di poi. Lo scrittore registra, giorno per giorno, i fatti di cui fu spettatore, e spesso anche attore; animato dalle medesime passioni che descrive, egli diviene non di rado eloquente, e la sua eloquenza passionata gì' impedisce di fermarsi a fare considerazioni astratte. Egli suppone sempre nei suoi lettori la piena conoscenza di quelle istituzioni politiche, nelle quali era nato e vissuto, che a noi sono ignote, e che più di tutto vorremmo conoscere. Nondimeno il cronista del Trecento, come spesso avviene a Giovanni Villani, osservatore impareggiabile, si ferma a descrivere cosi minutamente i fatti, raccoglie tante notizie, che, senza quasi avvedercene, noi ci troviamo trasportati in mezzo alla società dei suoi tempi. E nello scendere a questi particolari, egli qualche volta si scusa col lettore d'averlo fermato su cose di si piccolo momento^, tanto era lontano dal supporre quanto preziose più tardi sarebbero state per noi appunto quelle notizie sul commercio, sulla pubblica istruzione, sulle entrate e sulle uscite della Repubblica, e quante altre dovevamo desiderarne invano. Appena però che questi scrittori s'allontanano dai loro tempi e dai fatti che hanno veduti, essi o debbono copiare letteralmente da altri cronisti, o la loro narrazione perde ogni pregio ed ogni autorità, ogni calore ed ogni colore. Noi passiamo, a un tratto, dalla più vera e vivace descrizione alle favole più strane, al più grande disordine, perché essi, anche nel copiare letteralmente dagli altri, lo fanno senza il più piccolo discernimento. Ne sono un esempio i loro puerili racconti sulle origini di Firenze. La critica storica allora non era neppure in culla.
      Colla erudizione del secolo xv incominciò la lettura e l'imitazione di Sallustio, di Livio, e gli scrittori italiani non si contentarono più di registrare i fatti alla giornata, senza nesso, senza ordine. Molti scrissero in latino, altri in italiano; ma tutti volevano comporre una narrazione storica più artistica o più artificiale. Facevano esordi e considerazioni generali, descrivevano a lungo e con molto aiuto


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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