I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      INTRODUZIONEQueste opinioni avrebbero, secondo ogni apparenza, dovuto trovare nel patriottismo degl' Italiani un' ardente opposizione, e quelle del Savigny ottenere un favore universale. Eppure non fu cosi. Non mancarono fra noi molti e dotti seguaci né dell'una né dell'altra scuola. Allora si ridestava lo spirito nazionale, si desiderava, si voleva già un' Italia unita, a prezzo di qualunque sacrifizio, e si odiava ogni cosa che a questa unità fosse sembrata avversa. Ebbene i Longobardi erano stati sul punto di dominar tutta Italia, e solo il Papato aveva potuto, col chiamare i Franchi, fermare le loro conquiste. Se ciò non avesse fatto, l'Italia, fin dal nono o decimo secolo, avrebbe potuto essere ima nazione unita come la Francia. Era allora già risorta fra noi quella scuola che, sin dai tempi del Machiavelli, aveva veduto nel Papato la cagione funesta delle divisioni d'Italia. E, come era naturale, questi Ghibellini del secolo xix, confutando le ojùnioni del Savigny, esaltarono i Longobardi, si provarono a lodarne la bontà e 1' umanità, maledissero il Papa, che aveva impedito il loro universale e permanente dominio in Italia. Ma v'era un'altra scuola politica, che invece sperava il risorgimento d'Italia dal Papa, e questa, che prevalse poi nella rivoluzione del 1848, prese a sostenere l'opposta sentenza, e trovò i suoi due più illustri rajìpresentanti nel Manzoni ed in Carlo Troya. Ad essi non fu difficile provare che, in fin dei conti, i barbari erano poi stati barbari davvero ; che avevano ucciso, distrutto, calpestato ogni cosa, e che il Papa, col chiamare i Franchi, qualunque fine avesse avuto, era pure stato di qualche aiuto alle moltitudini duramente oppresse. I Franchi, infatti, sollevarono alquanto le popolazioni latine, permisero l'uso della legge romana, dettero nuovo potere ai Papi ed ai vescovi, che contribuirono di certo al risorgimento dei Comuni. Cosi, con opposti intendimenti, le medesime opinioni venivano sostenute al di qua e al di là delle Alpi. In questa disputa, senza che gli scrittori stessi ne fossero sempre consapevoli, l'erudizione era sottoposta a fini politici ; la serenità e la verità storica ne soffrivano non poco. Il Balbo,


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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