I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      INTRODUZIONEprofana, e più tardi minacciarono la stessa Città eterna. Cosi, per salvarsi da un nemico esoso e vicino, il Papa invitava i Franchi a liberare la Chiesa e l'Italia dalla oppressione, ed essi vennero fra noi, condotti prima da Pipino, poi da Carlo Magno, che cacciò i Longobardi, rafforzò con donativi di terre il Papa, il quale potè sin d'allora apparecchiare il suo dominio temporale. In compenso di ciò, Carlo fu coronato imperatore, e venne cosi restaurato 1" antico impero ci' Occidente col nuovo impero dei Franchi, cui successe poi il sacro Impero romano-germanico.
      Ed allora il disfacimento delle istituzioni barbariche, che già era cominciato in Italia, divenne assai più rapido. Si vide nella società italiana un fermento, che annunziava il principio d' un' èra novella. Si trovavano accanto, e mescolate insieme, istituzioni, consuetudini, leggi, tradizioni longobarde, greche, franche, ecclesiastiche e romane. Segue un lungo e violento tumulto ci' uomini e di cose, in cui il nome italiano appena si ode. Tutte le vecchie e le nuove istituzioni sembrano lottare fra loro, ed invano cercano impadronirsi della società, quando a un tratto sorge il Comune, che risolve il problema, e l'èra delle libertà incomincia. Come dunque è sorto il Comune ? Ecco la stessa domanda, che continuamente ricomparisce.
      Noi non vogliamo qui seguire quei ciotti, che dalla frase incerta d'un antico codice, dalla dubbia espressione d' un cronista hanno voluto cavare ingegnose e complicate teorie. E certo che l'Impero romano era un aggregato di municipi, i quali s'amministravano eia sé stessi. La città era la molecola primitiva, la cellula, se cosi può dirsi, della grande società romana, che incominciò a sfasciarsi, quando nella capitale venne a mancare la forza di attrazione necessaria a tenere unito un cosi gran numero di città, separate da vastissime campagne, deserte o popolate solo da schiavi che le coltivavano. I barbari,' invece, non conoscevano il vivere cittadino, ed il Gau o Comitatus (onde la parola contado), in cui erano appena embrioni di città o piuttosto villaggi, che qualche volta venivano bruciati, nel


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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