I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      23 INTRODUZIONE
     
      grandemente. 1 E se, come osserva il Manzoni, noi non troviamo alcun regio ufficiale, né grande né piccolo, di sangue romano, è certo del pari che i Longobardi avevano pure bisogno di amministratori, di costruttori, di artefici, e dovettero perciò ricorrere ai Romani, in ciò tanto più abili di loro. Il che fece che le antiche Scholae o associazioni di Arti si mantennero in vita per tutto il Medio Evo, come sappiamo anche dei maestri co macini, alla cui opera spesso ricorsero i vincitori. Per quanto rozza e scomposta fosse la forma, in cui queste associazioni poterono resistere all' urto barbarico, pure erano un elemento dell' antica civiltà, di cui in qualche modo man tennero il filo non interrotto. Intorno ad esse rimanevano pure, come abbarbicati, altri avanzi e tradizioni della stessa civiltà, e quando ogni altra forma di governo, ed ogni protezione mancò agli abitanti delle città, quelle associazioni poterono pigliar qualche cura del pubblico bene. Lo stesso antico municipio, che si trovò in sul principio abbandonato alle proprie forze, non chiuse qualche volta le porte della città ai barbari, difendendosi, quasi governo indipendente? Non
      1 Tutto eiò che risguarda la divisione delle terre, è stato soggetto di lunga disputa in Italia e fuori. Ne parlò con dottrina il Troj-a, nella sua opera sulla Condizione dei Romani vinti dai Longobardi; ne parlarono eon molto aeume il Capponi ed il Capei nelle loro Lettere sui Longobardi (Appendice ([cWArchivio Storico Italiano, voi. I e II), e cosi il Manzoni, il Balbo, ecc. La questione versa sulla interpretazione di due passi di Paolo Diaeono. Quello che parla della prima divisione, quando i Longobardi presero il terzo della rendita delle terre, è chiaro : His diebus militi nobilitint Romauorinn ob cupiditatem interfecti sunt. Reliqui vero per hospites divisi, ut terciam, partem su arimi frugum Langobardispersolverent, tributarti efficiuntur. L'altro inveee è assai pili oscuro, ed ha lezioni diverse. La più generalmente adottata è questa: llujus in diebus (di Antari) ob restaurationem Regni, duces qui tane erant, omnem snbstantiarum sitarum medietatem regalibus usibus tribiiunt.. ; populi (amen adgravati per Jan-gobardos hospites, partiuntur. Una lezione del secolo x, nel codice ambrosiano, dice invece: aggravati prò Longobardis, hospitia partiuntur. La divisione delle terre {liospitia) e non dei frutti sarebbe più chiaramente indicata in questa seconda lezione, che il Balbo accetta. Il prof. Capei, però, anche accettando la prima lezione, sostiene che si debba intendere attivamente la parola partiuntur. I vinti divisero le terre eoi vincitori, e furono quindi aggravati, avendo dovuto cedere la metà dei loro beni; ma ne vantaggiarono in questo, che l'altra metà rimase loro libera proprietà.


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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