I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      25 INTRODUZIONE
     
      Si osserva tuia tendenza costante a dividersi in gruppi separati e indipendenti. Era un corpo il quale, quando perdeva quella forza d'unione e di coesione, clie gli veniva dal moto e dall'impeto della conquista, subito si sminuzzava, si sgretolava. Dalla vita nomade e selvaggia, dal sangue stesso pareva clie i barbari avessero ereditato una personalità e indipendenza eccessiva, che rendeva loro difficile il sottomettersi lungamente ad una comune autorità. Cosi colla pace cominciavano subito a manifestarsi i germi d' una divisione che li indeboliva. In fatti, quando i Longobardi s'ebbero assicurata la conquista di quasi tutta Italia, la divisero in trentasei Ducati, governati da duchi indipendenti e signori assoluti in ciascuno di essi. Sotto i duchi erano qualche volta i conti, che abitavano le città secondarie, e comandavano nei Comitati ; nelle città ancora più piccole si trovano spesso gli sculdasci. Duchi, e sculdasci giudicavano, secondo il diritto longobardo, in compagnia dei giudici assessori, che sotto i Franchi si maturano negli scalini. I capi delle schiere, poco a poco, si resero padroni di castelli e ne divennero poi signori quasi indipendenti. V'erano i gasìndi uffiziali regi, anch'essi potentissimi. E come i duchi finirono col dichiararsi indipendenti dal re, cosi il conte e gli sculdasci desideravano indipendenza dal duca, sebbene ancora non vi riuscissero. Pei vinti non v' era, nel primo secolo della conquista, diritto né protezione riconosciuta, e neppure 1' autorità del clero e dei vescovi veniva rispettata. L'oppressione fu cosi dura, che nella storia del dominio longobardo, sembra che il popolo oppresso non esista, ed in nessuna più favorevole occasione si vede mai un serio e vero tentativo di rivolta. Non bastò a muoverlo neppure l'esempio delle città libere del mezzogiorno.
      Se non che, come già abbiamo accennato, era cresciuta di molto la potenza della Chiesa, la quale non sapeva tollerare la superbia ed oltracotanza di questi barbari, che per essa avevano assai poco rispetto. Quindi il Papa pensò di cacciare uno straniero con un altro, ed invitò i Franchi a venire in Italia. Carlo Magno, primo fondatore del nuovo


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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