I primi due secoli della di Pasquale Villari
LE ORIGINI DI FIRENZE
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vettero certamente esservi, prima in latino, poi in italiano, i quali, girando di famiglia in famiglia, di mano in mano, s'andarono estendendo, correggendo, alterando, secondo i gusti, e qualche volta anche secondo la fantasia di chi li copiava. Ma da tutto quello che ci resta di siffatti elenchi, da ciò che ne troviamo ripetuto nei cronisti, si può quasi con certezza indurre che poco o nulla dicevano sulle origini del Comune. E ciò deve farci credere, che esso non nacque da un conflitto violento, da u'na vera e propria rivoluzione, che gli annalisti avrebbero certo ricordata, ma .s'andò invece lentamente formando e svolgendo in mezzo a lotte di secondaria importanza.
Se noi oggi desideriamo conoscere le origini del Comune fiorentino, questo desiderio, come è naturale, dovettero averlo più vivo ancora gli antichi. Essi non avevano però quell'arte e quel metodo critico, che fa cercare e spesso scoprire la storia più remota ed oscura nei documenti, i quali allora dovevano essere di certo molto più numerosi che non sono oggi. Si abbandonarono quindi più facilmente alla propria fantasia, e cosi ne nacque una leggenda sul-V origine della Città, che ben presto si diffuse assai largamente.
Il primo nucleo, da cui questa leggenda s'andò poi sempre più svolgendo ed accrescendo, dovette formarsi nel secolo xn, perché essa è già nota al cronista Sanzanome, che la ricorda, ed egli scrisse ai primi del secolo xiii. Molto più antica non si può supporre che sia, perché i fatti cui accenna, e le date cui allude, per quanto indeterminate e vaghe, la portano, come vedremo, a dopo del mille. Di questa leggenda si trovano ancora parecchie copie inedite nelle biblioteche fiorentine,1 e tre diverse compilazioni ne furono pubblicate per le stampe. La più antica di esse, in latino, l'abbiamo in un codice della fine del secolo xiii,
1 II prof. C. Paoli (Di un libro del D. O. Hartwig, nell'^rc/j. Si or. !(., toro, ix, anno 1882) ne scopri una nel codice laurenziano xxviii, 8; altre ne ha scoperte il prof. Lami, il quale spero che ne parlerà in un suo scritto sul Malcspini, che presto vedrà la luce.
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