I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAPITOLO PRIMOtodo, Pisa viene da pesare. Ivi i Romani riscuotevano 1 loro tributi, i quali erano tanti che essi dovevano pesarli in due luoghi diversi; e questa è la ragione per la quale usarono il nome di questa città al plurale : Pisae Pisarum. Lucca viene da lucere, perché essa fu la prima città, che si converti alla luce del Cristianesimo. Dello stesso genere è l'origine del nome di Siena. Quando i Franchi 1 vennero a combattere i Longobardi nel mezzogiorno, si fermarono in un luogo dell' Italia centrale, dove lasciarono tutti i loro vecchi. Cosi alla città che ivi poi sorse, fu dato il nome, usato anch'esso in plurale, di Senae Senarum. Firenze, invece, ebbe, secondo la leggenda, il suo nome da Fiorino, sebbene altri più tardi lo facessero derivare da Fluentici, perché posta sul corso del fiume Arno ; altri, dai molti fiori che crescono sul suo terreno. Essa fu costruita a similitudine di Roma, col Campidoglio, il Foro, il Teatro, le Terme, e fu perciò chiamata la piccola Roma. Suoi amici sono sempre gli amici di Roma, e nemici dell'una son sempre quelli dell'altra.
Dopo cinquecento anni, cosi continua la leggenda, Totila flagellimi Dei venne a distruggerla, ricostruendo subito Fiesole, la città rivale. Qui è chiaro che si voleva dire Attila,
1 II Libro fiesolanoy invece di Franchi, dice Africani, una compagnia venata d'Africa, come altrove, invece di Ottone 0 Otto, dice Ceto, errore che si riscontra anche nel codice su cui fu fatta la stampa. Sono probabilmente errori di qualche rozzo copista della leggenda, i quali venivano poi spesso ripetuti dagli altri. Giovanni di Salisbury (Polikratikus, VI 17, ediz. Giles), parlando delle città che, secondo la storia, furono edificate da Brenno, ripete per Siena Io stesso racconto della leggenda. Egli osserva, che tutto ciò non è veramente storia, sed Celebris traditio est, aggiungendo però che la tradizione trovata conferma nel fatto che i Senesi, per costituzione, bellezza, costumi, somigliano « ad Gallos et Britones, a cjuibus originem con-traxerunt ». Queste parole di Giovanni di Salisbury sono ricordate anche da Benvenuto da Imola, nel suo Comento alla Divina Commedia, per dire che a tale somiglianza vuole alludere Dante (Inf. xxix, 121) nei versi:
Or fa giammai Gente si vana come la senese? Certo non la francesca si d'assai.
La medesima spiegazione è data anche dal Boccaccio nel suo Comento agli stessi versi.
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