I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAPITOLO PRIMOdi rivedere Teverina, per darle l'ultimo addio. Ma quando l'ebbe vista, distese a lei la mano, la tirò sull'arcione, e se ne fuggi subito con le sue genti, menandola seco a galoppo. La madre tramorti per dolore, e Catilina « con tutta la sua baronia », con mille cavalieri e due mila pedoni, insegui il traditore, che raggiunse a dieci miglia di distanza, nel castello di Nalde, dove pose l'assedio. Ma in quel momento gli gmnse novella che i Romani correvano verso Fiesole, e fu costretto a ripartire subito, per arrivare colà prima che vi ponessero l'assedio. E cosi finisce questo singolare episodio, aggiunto alla leggenda, quando essa, perduto il suo primitivo carattere, pretendeva di essere una storiale diveniva una novella.
Il Villani segue invece una più antica Compilazione, e non accoglie la novella di Belisea; conosce anche il Libro Fiesolono, e se ne vale, ma lo respinge come poco autorevole, appunto là dove abbiam visto che il Malespini lo segue. Ricordando infatti la pretesa discendenza degli Uberti da Catilina, egli aggiunge : « questo non troviamo per alcuna autentica storia, che per noi si provi ».1 Oltre di ciò, volendo dare alla leggenda, per quanto gli è possibile, una forma più autorevole e storica, vi porta più d'una volta alterazioni, che cava ora dalle fonti medesime da cui essa ha attinto, ora da poeti e storici romani che cita, come Ovidio, Lucano, Tito Livio, e specialmente Sallustio, del quale si giova per aggiungere particolari storici ai racconti leggendari su Catilina. Resterà pur sempre un fatto psicologico eternamente istruttivo quello che ci presentano gli uomini di questo tempo, massime il Villani, il quale, contemporaneo di Dante, pratico degli affari, culto, intelligente, acuto osservatore, poteva a tanta intelligenza, cultura e buon senso, unire tanta e cosi puerile credulità.
Ma che cosa, in sostanza, si può cavare di certo dalla Chronica de origine Civitatis? Oltre all'ambizione, che avevano quasi tutte le città italiane, di ricondurre le loro ori-
1 Villani I, 41.
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