I primi due secoli della di Pasquale Villari
LE ORIGINI DI FIRENZE
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mata mano, assalire i monaci nel convento eli S. Salvi, presso Firenze. S. Giovanni Gualberto, il promotore primo dell' agitazione, n' era per sua fortuna partito ; ma i sacri altari vennero manomessi, e parecchi dei monaci ivi presenti furono feriti. Tutto ciò doveva naturalmente portare esca al fuoco, e S. Giovanni Gualberto, che già predicando nelle vie della Città, aveva infiammato gli animi, ruppe adesso ogni freno, ed arrivò sino a dire che i preti consacrati dal vescovo simoniaco non erano veri preti. L'esaltamento giunse a tale, che si afferma (cosa certo singolare, ma pur credibile in tempi di viva fede religiosa), che circa mille persone preferirono morire senza i sacramenti, piuttosto che riceverli da preti ordinati dal vescovo simoniaco.1 Invano papa Alessandro II cercò calmare gli animi; invano mandò a tal fine il pio, dotto ed eloquente S. Pier Damiano. Questi venne o portar parole di pace, che poi ripetè nelle sue lettere indirizzate : Dilectis in Ghristo civibus florentinis. Biasimava la simonia, ma biasimava anche il prestar troppo facile orecchio alle accuse. — Mandassero, egli diceva, piuttosto i loro rappresentanti al sinodo in Roma, il quale avrebbe autorevolmente deciso la lite ; intanto usassero calma, non si abbandonassero alla riprovevole e cieca illusione, che aveva fatto morir tante persone senza i sacramenti, con grave danno delle loro anime. Guai a coloro che vogliono essere più giusti dei giusti, più sapienti dei sapienti. Essi finiscono, per troppo zelo, con l'unirsi ai nemici della Chiesa. Gracchiando come rane (velut ranae in paludibus) confondono ogni cosa, e possono paragonarsi davvero alle locuste che desolarono l'Egitto, perché portano uguale devastazione nella Chiesa. 2
Questo moto somiglia assai a quello promosso quasi nello stesso tempo in Milano dai Patarini contro la simonia
1 Cosi dice S. Pier Damiano nella lettera che più basso citiamo.
2 Petri Damiani. Epistolarum libri Vili: Parisiis ex officina nivelliana, 1610, V. a pag. 727. La lettera (pag. 721 e seg.) è indirizzata: Dilectis in Christo civibus florentinis, Petrus peccator, monachus, fraternae charitatis obse-¦quium.
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