I primi due secoli della di Pasquale Villari
LE ORIGINI DI FIRENZE
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ottenne un ordine, clie chiunque, laico o secolare, non avesse riconosciuto la sua autorità, sarebbe stato legato, e non condotto, ma trascinato dinanzi al Preside della città.1 I beni poi di coloro che si fossero per paura dati alla fuga, sarebbero stati confiscati dalla Potestà, cioè a dire dal duca Goffredo che favoriva il vescovo. Alcuni ecclesiastici ribelli, che s'erano rifugiati in un oratorio, ne furono intanto colla forza cacciati.2 E tutto questo, come è naturale, non fece che accendere sempre più gli animi. Pietro Igneo si dichiarò pronto a passare anche solo attraverso il fuoco. Il 13 febbraio 1068, una folla enorme di uomini, donne, fra cui alcune incinte, vecchi e bambini, s' avviarono, cantando
1 « Ad hec ille se inquit, neutrum iubere, neutrum velie, neutrum recipere. Quin etiam edictum a Preside per legatos suos impetravit, ut quicumque laicorum, quicumque elericornm se ut episcopum non eoleret « silique imperio non obediret, ad Presidem victus non dueeretur, sed traeretur : si quis autem his minis territus, de Civitate fugeret, ad domiuium « Potestatis assumeretur quicquid possedisset ». Cosi dice la lettera scritta Millesimo LVIll idus februari, la quale incomincia: AÌexandro prime sedis reverentissimo, ac universali episcopo, clerus et populus Florentinus sincere devotio-nis obsequium. Essa fu stampata più volte, ma scorrettamente (V. Brocchi, Vite di Santi e Beati, pag. 145. Firenze, 1742; Ada Sanctorum III, luglio, pag. 359 e 379, nelle due vite di S. G. Gualberto); trovasi nel Cod. Lauren-ziano XX, 22, che è del sec. xi. La lettera, messa in fine del codice stesso, è scritta da mano diversa e alquanto posteriore; ma anche secondo il prof. Paoli, che a mia preghiera l'esaminò, la scrittura ha tntti i caratteri del sec. xi, « e può solo concedersi, che sia della prima metà anzi del primo quarto del sec. xii ». Essa più che una vera e propria lettera, sembra una narrazione in forma epistolare. Lo confermerebbe anche il titolo che ha nel Codice: Incipit textus tniraculi quod Dominus, etc. Dovremo ritornare a parlarne.
È chiaro, iu ogni modo, che il Potestas qui sopra menzionato, non ha nulla che fare col Podestà dei tempi posteriori. Si tratta della podestà superiore, cioè del duca Goffredo. Il Preside poi deve essere, io credo, il rappresentante di Goffredo nella Città. Sono forme antiche e spesso retoriche, come quelle che si trovano più tardi nel Sanzanome.
2 La medesima lettera, dopo aver narrato che coloro i quali s'erano rifugiati in un oratorio, ed erano stati minacciati, se non si riconciliavano d'essere cacciati, « extra Civitatem pellerentur », aggiunge che essi non vollero obbedire. « Hincque factum est ut ... . muuicipal. presid .... illos extra emunitatem oratorii .... eiceret ». Le due parole abbreviate nel codice, furono stampate in molti modi diversi, mutando il verbo, alterando spesso tutta la frase, il che generò grande contusione. A me e ad altri colleghi che ho consultati, pare che debba intendersi : municipale jyresidium.
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