I primi due secoli della di Pasquale Villari
LE ORIGINI DEL COMUNE DI FIRENZE
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Se in tali condizioni noi non ammettessimo le associazioni delle Arti, dovremmo ammettere sin d'allora l'operaio moderno, isolato, indipendente, il che non è possibile nel Medio Evo. Era un tempo in cui tutti i mestieri venivano esercitati da gruppi di famiglie, e tradizionalmente si trasmettevano da padre in figlio. Spesso anche gli uffici pubblici venivano serbati ad alcune famiglie. Era una società di gruppi e di caste, quella da cui il Comime cavò poi lo Stato moderno, ma di questo non v' era allora neppur 1' idea. Supporre, come fanno alcuni, che le Arti sieno cominciate solo quando ebbero propri statuti, è assurdo. Questi formularono sempre ciò che da un pezzo già esisteva, ed a Firenze ogni cosa ci fa credere che le associazioni, sebbene ancora embrionali, delle Arti e delle Torri, dovettero precedere la formazione del Comune, che da esse si svolse.
IYDa per tutto noi vediamo del resto, in modo diverso, un lungo periodo d'incubazione, che precedette la formazione del Comune, il quale nacque, come era naturale, dagli elementi preesistenti. La celebre Concordia che il vescovo Daiberto fece a Pisa, circa il 1090, forse anche qualche anno prima,1 dimostra che i nobili erano organizzati e fieramente si combattevano fra loro colle torri, che egli indusse a demolire in parte, con solenne giuramento di non oltrepassare mai l'altezza di 36 braccia, la quale era stata già prima determinata nel diploma di Enrico IV (10S1).2 E colui, cosi proseguiva la Concordia, che crederà essere ingiustamente danneggiato nelle sue case, dovrà querelarsene ad comninne Col-loquium Civitatìs; né la casa del disturbatore potrà essere demolita, senza 1' ajrprovazione della cittadinanza intera. 3
1 Pawinski, pag. 31, nota 3.
• Xec domani in prediciis terminis relevari, neqne ad triginia sex brachici interdici permittemus. Pawixski, pag. 31.
3 Boxaixi, Statuti inediti della città di Pisa, I, pag. 16.
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