I primi due secoli della di Pasquale Villari
E PRIÌIE RIFORME DEL COMUNE FIORENTINO 123
stato di cose che non poteva durare a lungo. Ad alcune città amiche, l'Imperatore stesso concedeva, che, per mezzo dei loro Consoli, ma in suo nome, esercitassero la giurisdizione dentro le mura, qualche volta anche in una parte del contado, esentandone però sempre i nobili, spesso le chiese e conventi, che riteneva sotto la sua autorità.1 In tutto il resto dell' Italia centrale dovevano i suoi Podestà comandare senz' altro, non avendo egli alcun dubbio sul pieno e assoluto diritto dell'Impero. Ma la questione era adesso più di fatto che di diritto, e poteva essere risoluta solo dalla forza, che l'Impero non aveva in Toscana. E però quello che ne segui, fu una gran confusione. Le grosse città, e più specialmente Firenze, continuarono a reggersi come prima; nel contado invece Podestà imperiali, Conti toscani, signori feudali, grossi e piccoli, Consoli od altri ufficiali del Comune si disputavano ogni giorno l'esercizio dell'autorità; e le popolazioni non sapevano più a chi obbedire. Le stesse città, gli stessi nobili che si dichiaravano per l'Impero, non si adattavano ai disegni di Federico, anzi li combattevano, perché in sostanza a tutti puzzava questa signoria teutonica, esercitata da avidi e prepotenti ufficiali dell'Impero.
Una pittura abbastanza fedele di tale stato di cose possiamo cavarla dalle antiche deposizioni di testimoni, che furono, in diverse occasioni, chiamati a dare autentici ragguagli sulle condizioni del paese. Coloro che andarono a deporre sul monastero di Rosano, ce lo descrivono come dipendente dal conte G-uido, che era continuamente costretto a difenderlo « dal castellano di Montegrossoli, da altri Teutonici e dai Consoli fiorentini », che tutti presumevano esercitarvi la loro autorità. Essi ci fanno vedere a Monte di Croce, Consoli di quella terra e vice-comiti, i quali comandano nello stesso tempo, e sono costretti a difendersi dai Teutonici, dalle pretese deiConsoli e di altri ufficiali del Comune fiorentino.2 Né minore confusione descrivono quelli
1 Ficker, I, parag. 122-4.
2 V. doc. Passerini, a pagg. 203 e 394-400.
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