I primi due secoli della di Pasquale Villari
E LE ARTI MAGGIORI IX FIRENZE
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Intanto, sotto la signoria dei vari Podestà, che s'erano in questo tempo seguiti, Firenze prosperava nella guerra, s'ordinava ed abbelliva nella pace. Per opera del podestà Torello da Strada (1233) furono chiamati a scriversi presso i pubblici notai tutti gli uomini del contado, secondo la loro condizione di liberi, servi, o dipendenti, perché si potesse cosi conoscere lo stato vero della popolazione, e meglio amministrare. Il podestà Rubaconte da Mandello (1237 e 38) fece costruire un nuovo ponte sull'Arno, che da lui si disse a Rubaconte, e più tardi, alle Grazie, dalla vicina chiesa. Furon del pari, per opera sua, lastricate la prima volta tutte le vie di Firenze, ed eseguite altre opere pubbliche, utili alla salute dei cittadini, o di ornamento alla Città. Cosi un magistrato che, secondo i cronisti, aveva cominciato con l'ufficio di semplice giudice, lo vediamo sempre più operare come capo della Repubblica. E l'aristocrazia sotto di esso cresceva ogni giorno più d'ardire e di potenza, massime quando la venuta di Federico II cominciò a sollevare il j>artito ghibellino in tutta Italia. All' assedio che questi pose a Brescia nel 1237, vediamo pigliar parte molti nobili Fiorentini. Le amicizie e gli aiuti che l'Imperatore trovava nella loro Città andavano ogni giorno crescendo, il che fu causa di molti tumulti, per la viva opposizione che a tutto ciò faceva la nobiltà guelfa, unita al popolo, che era guelfo anch'esso.1 Nel 1240 noi troviamo che furono nominati tre cittadini, per raccoglier danari in aiuto dell' esercito imperiale,2 cosa strana veramente in una repubblica dove il popolo era tutto guelfo. Non è però strano, che tali fatti portassero l'inevitabile conseguenza, d'una reazione.
1 II Villani (VI, 33) dice: « Benché poi fossono le dette parti tra'nobili di Firenze, e spesso si guerreggiassono tra loro di proprie nimistadi, « e erano in setta per le dette parti », pure il popolo ancora « si mantenea «in unitade, a bene e onore e stato della Repubblica». (Voi. I, pag. 253). Gli Annales IT, all'anno 1236, dicono che furono distrutti i palazzi del Comune e dei Galigai, il che sarebbe invece prova d'una vera rivoluzione.
- Ammirato, Storie, Lib. II (accresciuto da Ammirato il giovine), anno 1240.
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