I primi due secoli della di Pasquale Villari
E LE ARTI MAGGIORI IX FIRENZE
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figlio e vicario generale dell'Imperatore, entrò in Firenze conducendo 1.600 cavalieri tedeschi, i quali con molto impeto assalirono il popolo, che per tre giorni ancora si difese con grande ostinazione d'animo. Ma era una resistenza vana del tutto. I Ghibellini da per ogni dove soverchiavano, e l'Imperatore avrebbe, all'occorrenza, potuto mandar loro sempre nuovi aiuti. Rustico Marignolli, uno dei più valorosi Guelfi, che aveva fino allora tenuto nella mischia la bandiera del popolo, venne ferito e morto d'un quadrello nel viso. I capi della parte perciò decisero finalmente di cedere, e di esulare la notte della Candelora (2 febbraio 1249). Radunatisi in armi tutti quelli che erano decisi a partire, andarono a pigliare il corpo del Marignolli, e con grandissima pompa di popolo, di armi e di fiaccole.
10 seppellirono di notte in S. Lorenzo, portando la bara sulle spalle i più onorati cavalieri, e trascinando per terra la bandiera vinta, ma non umiliata. Tutto aveva somiglianza più d'un giuramento di futura vendetta, fatto sul cadavere del morto guerriero, che d'un funebre convoglio. , Dopo di ciò i capi de' Guelfi partirono, e si rifugiarono nei vicini castelli, quei medesimi castelli, da cui con tanto sangue avevano snidata la nobiltà feudale, che. venuta poi in Città, ripagava ora in tal modo le sofferte ingiurie. Trentasei case di Guelfi furono disfatte, fra cui
11 palazzo Tosinghi in Mercato Nuovo, alto novanta braccia, tutto a colonnini di marmo. L' odio andò tanto oltre, che si potè dire e credere da molti avere i Ghibellini meditato perfino la distruzione del tempio di S. Giovanni, perché ivi solevano radunarsi i Guelfi. Avevano, si affermava, scavato le fondamenta della vicina torre del Guardamorto. acciò, cadendovi sopra, lo rovinasse. Il tentativo non sarebbe riuscito, perché, nel cadere, la torre prese miracolosamente altra direzione. Ma assai più credibile è il racconto del Vasari, il quale scrive, invece, che la torre fu abbattuta per sgomberare la piazza, e che Nicolò Pisano, il quale ne ebbe commissione, la tagliò e fece cadere in modo da non danneggiare la chiesa né le case vicine.
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