I primi due secoli della di Pasquale Villari
E LE ARTI MAGGIORI IX FIRENZE 179
La nuova costituzione venne diversamente giudicata dai grandi scrittori politici di Firenze. Donato Giannotti la biasimò, dicendo che era : « soggetto da sedizioni e non « vinculo di pace e concordia, perché chi ordinò quel governo tutto lo dirizzò contro ai Grandi, che avevano al « tempo di Federico retto, li quali, stando con continuo « timore, furono necessitati sollevarsi tosto che l'occasione «apparse».1 Il Machiavelli, invece, la lodava, concludendo : « Con questi ordini militari e civili fondarono i Fiorentini la loro libertà. Né si potrebbe pensare quanto di « autorità e fortezza in poco tempo Firenze si acquistasse.
. « E non solamente capo di Toscana divenne ; ma in tra le « prime città d'Italia era numerata, e sarebbe a qualunque « grandezza salita, se le spesse e nuove divisioni non l'avessero afflitta ».2 Ed aveva ragione. I cronisti del tempo,
1 Giannotti, Opere, ediz. Le-Monnier, Voi. I, pag. 82.
2 Machiavelli, Storie, Lib. II. A questo proposito sarà bene riconfermare l1 osservazione da noi fatta altra volta, che il Machiavelli, cioè, assai spesso è tanto poco esatto nel determinare i fatti, quanto è profondo nel-r indagarne il carattere e lo spirito. Finito il primo libro delle sue Storie, in cui fa una generale introduzione sul Medio-Evo, comincia nel secondo a narrare la storia di Firenze. Egli è, dopo L. Aretino, il primo che abbandoni quasi del tutto i favolosi racconti dei cronisti sulle origini, ed incominci coi fatti veramente storici. Se crede ancora alla distruzione di Firenze per opera di Totila, ed alla sua riedificazione per opera di Carlo Magno, non che alla distruzione di Fiesole, nel 1010, pei Fiorentini, noi possiamo facilmente scusare questi errori, pensando quanti altri racconti leggendari abbandonò, e quanto tempo ci è voluto, per trovare la verità storica in quelle tradizioni meno incredibili, che egli ancora seguiva. Se non che, il Machiavelli va quasi d' un salto dal 1010 al 1215, senza nulla dirci della prima e seconda costituzione di Firenze, né dei moltissimi fatti d'armi, né delle rivoluzioni politiche che in quel tempo seguirono. Ed in ciò tutti i cronisti potevano aiutarlo. Egli ancora pone la prima radice, e runico principio delle discordie dei Fiorentini nel fatto del Buondelmonti, e da questo errore potevano anche i cronisti, e doveva il suo acume storico salvarlo. Continuando poi a dimostrare la più singolare e strana noncuranza, salta nuovamente dal 1215 al 1250, per dirci che allora Guelfi e Ghibellini si posero d'accordo, e « parve « loro tempo da pigliar forma di vivere libero », quasi fosse questa la prima volta, che i Fiorentini pensassero ad ordinarsi in libertà. Ora noi abbiamo visto come nel 1115 la libertà e la prima costituzione fiorentina furono fondate, e come quella del 1250 non era la prima, ina la terza costituzione, e non fu fatta dai Guelfi e dai Ghibellini d'accordo, come dice il Machiavelli, ma dai popolani guelfi a danno dei nobili ghibellini. Né ciò è tutto. Il Machiavelli
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