I primi due secoli della di Pasquale Villari
, E LE ARTI MAGGIORI IN FIRENZE 203
potere effettivo rimase nelle mani del popolo, soprattutto del popolo grasso.
Le nuove leggi da noi esaminate, parlano ora assai poco di Guelfi e di Ghibellini, assai più di Grandi e di Popolani, perché la lotta dei partiti comincia a mettersi ne' suoi veri termini, e si vede chiaro che, in sostanza, trattasi di aristocrazia e democrazia. Ma ciò nondimeno, il partito ghibellinoeluvio di Stato le Consulte o il primo volume delle Provvisioni, che incominciano alcuni anni dopo la riforma di cui discorriamo, troveremo che ora si raduna il Consiglio dei 100-, ora il Consiglio speciale del Capitano, ed il Consiglio generale e speciale dello stesso; ora il Consiglio speciale chiamato anche Consiglio dei 90 del Podestà, ed il Consiglio speciale e generale di 390 (300 J-90). Edi questi quattro ultimi Consigli si trova che generalmente facevano parte le sette Capitudiui delle Arti maggiori, le quali coli1 andar del tempo crebbero di numero, e qualche volta venivano radunate ancora come un Consiglio separato. Guardando poi al numero dei voti nelle deliberazioni dei Cousigli, si trovano abbastanza chiaramente confermate le notizie che dà il Villani. La votazione nei Consigli speciali face-vasi colle palle bianche e nere, notandosene il numero; nei generali face-vasi allora solo per alzata e seduta, e non si soleva scrivere il numero de1 voti. In tutte queste cose regnava però un certo arbitrio, spesso dandosi ai magistrati facoltà di deliberare con quelli Consigli che credono.
Nelle faccende di maggiore importanza, e nelle discussioni fatte rigorosamente secondo le leggi, le proposte dovevano, come abbiarn detto, essere approvate prima dai Dodici Buoni Uomini, che potevano consultarsi anche con persone di loro fiducia, più tardi chiamate i Richiesti. Poi s'andava ai 100, poi ai due Consigli del Capitano, poi ai due del Podestà. Tutto ciò si cava anche dai documenti in Archivio, e per citare un esempio più facile a riscontrarsi, sebbene sia posteriore al tempo di cui qui si ragiona, ecco in qual modo comincia lo Statuto dell'Esecutore di Giustizia, pubblicato nell'Appendice alla Storia de' Municipi italiani del Giudici, pag. 402, la ediz. « Al nome di Dio, Amen. Neil' anno della sua salutevole incarnazione, 130b «ecc., in prima nello Consiglio de'Cento uomini e sussegueutemente nello « Consiglio e per lo Consiglio speziale di messere lo Capitano e le Capitudini delle 12 maggiori arti (erano allora già cresciute di numero).... e « poscia, incontanente senza mezzo, nel Consiglio e per lo Consiglio generale e speziale di messere lo Capitano e del popolo di Firenze e delle Capitudini dell'Arti... fatto, rivolto e vinto il partito a sedere e a levare, « secondo la forma dei detti Statuti .... Ancora dopo queste cose, in quelli « anno, indizione e die, nel Consiglio e per lo Consiglio generale di 300 e « speciale di 90 uomiui del Comune di Firenze e delle Capitudini dell'Arti « predette, per comandamento del nobile uomo, mess. conte Gabrielli d'Agob. « bio, della detta cittade e comune di Firenze, Podestà, ecc. ». Qui per altro è da notare che, sebbene i Consigli del Podestà siano stati radunati nello stesso giorno che quelli del Capitano, pure la legge e l'uso volevano che si radunassero il giorno dopo o anche più tardi.
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