I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      214 CAPITOLO QUINTOad acquistar nome nella nuova arte della guerra, trovavano seguaci, e, messisi alla testa d'una piccola compagnia, a poco a poco divenivano potenti, e cosi nascevano in essi il desiderio e la speranza di farsi tiranni. Per questa e per molte altre ragioni, che appariranno anche più chiare in seguito, quasi tutte le città di Lombardia, e non poche della Italia centrale, andavano perdendo la loro libertà.
      Non mancavano certo le medesime ambizioni anche nel partito guelfo; ma in esso l'aristocrazia feudale era assai meno potente, e maggiore invece il numero dei mercanti e dei ricchi popolani. Oltre di che, il Papa era vicino, e nella vacanza dell' Impero, le città guelfe trovavano nello stesso tempo un pericolo ed un protettore ambizioso non solo in lui, ma anche in Carlo I d'Angiò, Paciaro e Vicario imperiale in Toscana, durante l'interregno. Carlo nominava i Podestà in tutte le città guelfe di Toscana, dove, quando non veniva egli stesso, mandava un suo rappresentante, o, come lo chiamano i cronisti, Maliscalco del Re, accompagnato da alcune centinaia di fanti e cavalieri. Pisa, Arezzo, tutte le città ghibelline, che non riconoscevano la sua autorità, si trovavano esposte a continue minacce di fuori, ed erano dentro lacerate dai tentativi di coloro che volevano fondarvi la tirannide. Le città guelfe, invece, si trovavano, sotto il continuo incubo dell'ambizione del Re; ma egli non era poi tanto sicuro di sé, da potere, con un ufficio temporaneo e limitato, pretendere di dominare come signore di Toscana, sebben tale fosse la sua segreta mira. Per ora gli bastava presentarsi come alto protettore dei diritti e delle libertà municipali, affinché le città guelfe potessero lusingarsi di trovare in lui un aiuto contro le ambizioni esterne dei Ghibellini, e contro i tentativi di tirannide interna.
      Ma i Fiorentini non erano uomini da lasciarsi illudere sull'avvenire, né ingannare sul presente. Avevano richiesto la protezione di Carlo, ponendovi però dei limiti, che erano decisi a fare, in ogni modo, rispettare. Anch'essi avevano un segreto pensiero, e questo era: valersi dell'autorità e


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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