I primi due secoli della di Pasquale Villari
IL PREDOMINIO DI FIRENZE IN TOSCANA
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papa Martino IV, il quale, francese e di re Carlo amicissimo, si dette subito a favorirne la politica ed a sostenere i Guelfi.
Ma le condizioni generali dell' Italia erano assai mutate, e però il trionfo ottenuto da Carlo a Viterbo, non valse ad impedire che le conseguenze già preparate dalle sue crudeltà nel Reame e dalla politica di Niccolò III, avessero il loro effetto. L'accordo concluso da questo con Rodolfo fu continuato anche dal nuovo Papa, che raccomandò alle città italiane di fare buona accoglienza alla figlia di lui, la quale veniva sposa al nipote del Re. Ed anche Firenze dovette accoglierla con onore, sebbene fosse accompagnata da un Vicario imperiale, che al solito si fermava a S. Miniato, per cercare di far rivivere in Toscana i diritti dell'Impero. Ma un mutamento assai più grave avvenne quando nel marzo 1282, i Siciliani, stanchi della mala signoria, raccolsero il guanto gettato al popolo da Corradino, e coi Vespri cominciarono quella sanguinosa rivoluzione, che, dopo una lunga e gloriosa guerra, doveva per sempre togliere l'Isola agli Angioini. I Fiorentini, per tenersi fedeli al partito guelfo, e non irritar troppo né il Papa né Carlo, mandarono a questo 500 cavalieri, i quali, sotto il comando del conte Guido di Battifolle de' conti Guidi, con la bandiera del Comune, andarono all'assedio di Messina. Ma la rivoluziono superò tutto, ed essi vennero come gli altri battuti, lasciando anche la bandiera in mano del nemico. L'Isola fu inevitabilmente perduta dai Francesi.
Era assai naturale che i Fiorentini, prima ancora che scoppiasse la rivoluzione dei Vespri, avessero aperto gli occhi, e pensato ai casi loro. Vedendo che il Vicario imperiale era venuto con poca gente, e non trovava gran seguito, cercarono subito contentarlo con danari, ed ottennero che, riconosciute le antiche concessioni fatte loro, se ne partisse. Nello stesso tempo, profittando della debolezza di Rodolfo, combattuto in casa sua, e della lontananza di Carlo, già nel Reame turbato dal pensiero dei gravi avvenimenti che s'apparecchiavano in Sicilia, posero mano a riformare la
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