I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      236 CAPITOLO QUINTOloro costituzione. E prima di tutto, ora che il Podestà ed il Capitano erano eletti non più dal Re, ma dal Papa, vollero accrescerne la forza, per mantenere la Città tranquilla, mettendo un freno alle prepotenze dei Ghibellini, ed all'arbitrio dei Grandi, che ogni giorno divenivano più minacciosi. Questi ultimi specialmente facevano colla violenza cancellare i bandi dei magistrati, impedivano l'esecuzione delle leggi, commettevano o promovevano gli omicidi per vendette partigiane, e tenevano perciò la Città continuamente perplessa. Quindi s'ordinò che il Podestà avesse mano più libera a procedere severamente contro tutti i delitti, e che il Capitano avesse maggior forza a mantenere la pace, a punire coloro contro i quali il Podestà non usasse subito il dovuto rigore. E i Grandi dovettero dare non solo promessa di sottostare alle leggi, ma anche sicuri mallevadori, affinché se, commesso il delitto, riuscissero ad evadere, vi fosse sempre in Città chi scontasse la pena, o pagasse la somma, cui veniva condannato colui pel quale s'era dato mallevarla o sodato, come allora dicevasi. Tutti i vagabondi e gli oziosi furono cacciati dal territorio della Repubblica, e coloro che avevano dimostrato odio contro qualche privato cittadino, dovettero far promessa di rinunziare alla vendetta, dandone anch'essi mallevarla. E perché a tutti questi ordini si desse esecuzione, furono scelti dalla cittadinanza mille uomini armati, 200 del Sesto di S. Piero Scheraggio, 200 di quello di Borgo, e 150 dagli altri, che, divisi in compagnie, con un gonfalone per Sesto, furono messi, 450 sotto gli ordini del Podestà, e 550 sotto quelli del Capitano. Le insegne eran loro date da quei due magistrati in presenza di pubblico Parlamento, e quando la campana sonava per raccoglierli, non era permesso tenere radunanze in Città.1
      Questa riforma parve necessaria anche perché, durante
      1 Tutto ciò era stato accennato dagli antichi cronisti, ma venne poi esposto minutamente, eon la scorta dei documenti, dall'Ammirato il giovane, nelle sue aggiunte alle Storie d'Ammirato il vecchio.


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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