I primi due secoli della di Pasquale Villari
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migliori fanti e cavalieri, perché le genti aretine minacciavano d'assalirlo. Gli chiesero allora un buon capitano, per poter proseguir con vigore la guerra, e ne ebbero Amerigo di Narbona, che, in compagnia del bali Guglielmo di Durfort, venne con 100 uomini d'arme.
Il 2 di giugno 1289, il nuovo capitano Amerigo di Nar-bona usciva in campagna alla testa d'un esercito di 1,600 cavalieri e 10,000 fanti della Lega. Y' era il fiore della nobiltà e delle genti fiorentine, fra cui seicento cavalieri dei meglio armati, che uscissero mai della Città. Prato, Pistoia, Siena e tutti gli alleati, anche i Guelfi di Romagna avevano mandato il loro contingente. Gli Aretini avevano dall' altro lato raccolto tutti i Ghibellini delle vicine città, e vennero a Bibbiena con 800 cavalieri e S.000 pedoni, sotto il comando dei loro capitani, fra cui primeggiava il fiero arcivescovo Guglielmo degli Lbertini. Dopo essersi persuaso che l'accordo con Firenze, per salvare i suoi propri castelli, lo avrebbe esposto al furore degli Aretini, esso s'era gettato con giovanile ardore nella guerra. Procedeva altiero e pieno di baldanza, perché fidava nel proprio coraggio ed in quello de' suoi soldati ; aveva poca stima de' Fiorentini, i quali, esso diceva, si lisciavano come donne.
Sul piano di Poppi, il giorno 11 di giugno, i due eserciti si trovarono di fronte, presso Campaldino, dove ebbe luogo, e donde prese nome quella battaglia che fu resa pili celebre, per esservisi trovato a combattere Dante Alighieri, allora giovane ancora ed ignoto. I Fiorentini avevano in prima linea mia schiera mista di pedoni, balestrieri e scudieri, ed alle loro ali avevano messo 150 feritori di cavalleria leggiera, scelti fra i più arditi. Vera fra questi Vieri dei Cerchi, che, avendo avuto il carico eli fare la scelta degli uomini del suo Sesto, volle, sebbene malato, trovarsi alla battaglia insieme col figliuolo e coi nipoti. Dietro la prima schiera, ne veniva un'altra più grossa di pedoni e cavalleria pesante, in ultimo erano le salmerie. Corso Donati comandava un drappello di circa 250 tra pedoni e cavalieri lucchesi, pistoiesi e forestieri. Egli era allora Podestà di Pi-
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