I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      IL PREDOMINIO DI FIRENZE IN TOSCANA 257
      stoia e doveva, eon la sua piccola riserva, accorrere all'uopo, secondo il comando del generale. Si vedeva un' emulazione grandissima, perché da un lato e dall'altro v'era lo sforzo dei Guelfi e dei Ghibellini, e sJ erano, per soddisfare anche l'ambizione dei potenti, creati nuovi cavalieri in quel giorno stesso, acciò dessero maggior prova di valore. L' ordine dato ai Fiorentini fu d'aspettare l'impeto del nemico, e messer Simone dei Mangiadori da San Miniato, disse ai suoi uomini : — Signori, le guerre di Toscana si vincevano per bene assalire, ed ora si vincono per istare ben fermi. — Gli Aretini invece, fidando nel proprio valore e nell'abilità dei capitani, assalirono al grido di Viva S>. Donato, con tale impeto, che l'esercito fiorentino mal sostenne il primo urto, e dovette cedere. I feritori furono quasi tutti scavalcati, la schiera grossa indietreggiò ; ma i pedoni che erano alle ali della seconda schiera, s'avanzarono al grido di Narbona cavaliere, e minacciando di circondare il nemico, l'arrestarono, dando cosi tempo ai compagni di riordinarsi. Il conte Guido Novello, che aveva 150 cavalieri degli Aretini, per ferire di lato, mancò d'animo nel momento appunto in cui doveva assalire il nemico disordinato, e fu grandissimo danno. Ma gli seguiva sempre cosi, e poco di poi, fervendo ancora la mischia, si dette alla fuga. Corso Donati, invece, che aveva ordine di star fermo colle sue genti, e non muoversi senza comando espresso, nel vedere i Fiorentini cedere a quel primo urto, non potè più stare alle mosse, e disse ai suoi: — Se perdiamo, io voglio morire coi miei concittadini; se vinciamo, aspetterò che chi vuole, venga in Pistoia a punirci della nostra disobbedienza ; — e ordinò subito d'investir di fianco i nemici. Cosi gli Aretini da assalitori si trovarono assaliti. Resistettero con mirabile valore, e non avendo sufficiente numero di cavalieri, i loro pedoni si spinsero carponi fra la cavalleria nemica, e con le coltella sventravano i cavalli, ferendoli nella pancia, dove non avevano difesa. Ma erano prodigi di valor personale, che non potevano decidere la battaglia. La mischia fu aspraVii.i. ari
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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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