I primi due secoli della di Pasquale Villari
IL PREDOMINIO DI FIRENZE IN TOSCANA 259
della quale allora sarebbe stato facile impadronirsi. Invece presero Bibbiena, terra del vescovo; saccheggiarono vari castelli, e guastarono il contado per venti giorni. Corsero il pallio intorno alle mura d'Arezzo, a forza di mangani gettandovi dentro, per dileggio, asini con le nutrie in capo. Ma in sostanza non fecero altra impresa di momento, sebbene la Repubblica, quando furono eletti i nuovi Priori, ne mandasse due al campo, perché sollecitassero in persona la guerra, e tentassero subito di prendere la nemica città. Ma ornai era tardi, e gli Aretini riuscirono anche a fare qualche sortita, nella quale misero fuoco alle macchine d'assedio. Per il che i Fiorentini, lasciati ben guardati i castelli già presi e le opere cominciate, tornarono a casa il 23 di luglio ; e ciò dispiacque tanto alla Città, che si disse esser corso nel campo oro nemico. In ogni modo la vittoria era stata grande, e grandissima fu l'accoglienza che ebbero i reduci. Tutto il popolo, con le insegne e i gonfaloni di ciascuna Arte, tutto il clero usci in processione per andare incontro al vittorioso esercito. Il capitano Amerigo di Narbona ed il podestà Ugolino de'Rossi fecero la loro entrata solenne, sotto ricchissimi baldacchini di drappi d'oro, portati dai più nobili cavalieri di Firenze. E tutta la spesa di questa guerra si fece con una imposta di lire sei e soldi sei per cento sui beni nella Città e nel contado, il che portò subito trentasei mila fiorini d'oro, essendo allora l'estimo, l'amministrazione e le rendite del Comune mirabilmente ordinate, come osserva il Villani (VII, 132).
La repubblica fiorentina, dopo la umiliazione delle due nemiche città d'Arezzo e di Pisa, aveva in tutta Toscana abbattuto il partito ghibellino, fatto trionfare il guelfo; s'era assicurato in essa un predominio politico e commerciale quasi senza limiti ; e la sua ricchezza andò d' ora in poi rapidamente crescendo. Vi furono grandi feste, cene, desinari in tutte quante le più ricche case, radunandosi i cittadini nelle corti dei loro palazzi, le quali venivano ricoperte di zendado, ornate di ricchissimi drappi. Le donne, in segno d'allegrezza, andavano per la Città, inghirlandate
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