I primi due secoli della di Pasquale Villari
IL PREDOMINIO DI FIRENZE IN TOSCANA
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dale di S. M. Nuova. Si lavorò alla Piazza di S. M. Novella ; e s'iniziarono molte altre opere di simil natura. 1
Intanto continuavano come sempre le riforme politiche, fra cui ricorderemo quella che nel 1290 ridusse da un anno a sei mesi l'ufficio del Podestà,2 che fu dato allora a Rosso Gabrielli da Gubbio, città dalla quale vennero in "Firenze e per tutta Italia molti Podestà e molti Capitani del popolo. Le Marche, la Romagna e 1' Umbria pareva ne fossero allora il vivaio, perché gli abitanti di quelle province dediti alle armi, come è provato dal gran numero di capitani e soldati di ventura che ne uscirono, erano anche assai pratici della giurisprudenza, a cagione della vicina Università di Bologna. Questa riduzione dell' ufficio del Podestà a soli sei mesi, non durò molto ; ma si deliberò per le ragioni stesse che fecero restringere a due la durata della Signoria. L'ufficio di un magistrato, che doveva amministrar la giustizia, comandare l'esercito, e menava seco un certo numero di gente armata e per proprio conto assoldata, poteva riuscire pericoloso, perché assai facile a trasformarsi in tirannide, come era seguito già in parecchi Comuni italiani. Quindi è che a Firenze si cercava ripararvi con una rapida mutazione, la quale non desse modo di maturare disegni funesti alla libertà, né di trovare favori ed amici su cui a lungo contare.
Ma ben altri e più gravi mutamenti politici e sociali avevano luogo nel seno della cittadinanza fiorentina. I segni d' una nuova e profonda trasformazione divenivano ogni giorno più visibili; era perciò sempre più necessario apparecchiarsi con la pace a sostenere l'urto inevitabile e vicino delle future rivoluzioni. Gli Angioini, colla loro presenza, coli' esempio dei loro baroni, col creare sempre nuovi cavalieri in Firenze, avevano fatto crescere a dismisura l'orgoglio dei potenti guelfi, cui ora si clava nome di Grandi. Costoro, imitando i nobili francesi, assume-
1 Villani, VII, 99; Vasari, Vita di Arnolfo ; Ammirato (Firenze, Batelli e C. 1846), voi. I, pp. 310-11.
- Ammirato, I, p. 337.
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