I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      282 CAP. SESTO — IL COMMERCIO E LA POLITICAque entrava nel Palazzo, a sedere nei magistrati o nei Consigli della Repubblica. Queste duo Arti s'erano poi diviso il lavoro per modo, che l'una non invadesse il dominio dell' altra. Gli Statuti vietavano assolutamente all'Arte di Ca-limala di tingere altro che panni forestieri; l'Arte della lana aveva i suoi propri tintori, che formavano come un' altra associazione sottoposta ad essa. E questi tintori sodavano, cioè davano garanzia all'Arte della lana per 300 fiorini, somma da cui si cavavano le penali, ogni volta che si scopriva una macchia o si trovava un colore falso. Su di ciò gli officiali delle Arti erano ci' una severità senza pari. Tutto, come già vedemmo, veniva minutamente esaminato, e la più piccola magagna, sia nel colore, sia nella qualità e nella misura della stoffa, era soggetta a pene gravissime. Queste grandi Arti fiorentine costituivano assai spesso più che un' industria sola, un insieme numeroso di mestieri diversi, e ciò ]duò dirsi specialmente di quella della lana, che andava dal cardare la materia prima fino al tingere e raffinare i più costosi tessuti. E cosi, quando l'Arte poteva essa stessa compiere ogni lavoro di cui aveva bisogno, e i mestieri destinati ad uno scopo comune erano fra loro collegati, essi non si potevano osteggiare col crescere i prezzi l'uno a danno dell' altro. L'Arte della lana aveva per insegna un agnello con una bandiera {Agnus Dei), e quella di Calimala, un'aquila rossa sopra un torsello bianco, legato a più giri.
      Per tutto il secolo xiv e per buona parte del xv, queste due Arti andarono migliorando, e mantennero il loro primato nei mercati d'Europa. Ma si trovavano pur sempre in una condizione difficile, non essendo mai riuscite a produrre in Italia tutta quanta la materia prima di cui abbisognavano, né avendo le braccia necessarie a compiere tutto il lavoro che occorreva al loro commercio. Diffondere l'industria nei vicini paesi, nelle sottoposte città, era cosa che le idee economiche e politiche del Medio Evo non consentivano. L'industria era allora la maggior forza e potenza sociale dei Comuni, e quindi ognuno di essi voleva mantenerla tutta


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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