I primi due secoli della di Pasquale Villari
DELLE ARTI MAGGIORI IN FIRENZE
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lettera, e guadagnavano per ogni verso. Ricevevano un aggio sul denaro, e, trasmettendolo in mercanzia, vi facevano un secondo guadagno. Se, invece, un Fiorentino voleva mandare a Londra la somma di 100 fiorini, egli tro-
/ ovava subito a pochi passi il mercante di Calimala o di Por S>. Maria, che, scrivendo ai suoi corrispondenti in Lombard Street, la faceva pagare. E queste che si chiamarono lettere di cambio, furono una delle invenzioni più utili ai progressi del commercio moderno. Si è molto discusso per sapere chi fu primo a fare una tale scoperta. Alcuni l'attribuiscono agli Ebrei, raminghi e perseguitati in Francia ed Inghilterra; altri ne danno il merito, assai pili tardi, agli esuli guelfi di Firenze nel secolo xiii. Ma è molto difficile indovinare il primo autore di questa che non può veramente dirsi scoperta, perché si presenta all' uomo cosi naturalmente, che esempi se ne possono trovare anche in un' assai remota antichità. Ciò che costituisce la vera importanza della lettera di cambio, non è già la sua prima invenzione, ma il suo carattere legalmente stabilito, la sua diffusione, i mille usi diversi che se ne possono fare, per trasmettere con rapidità, ed accrescere il capitale. In ciò nessuno precedette e nessuno superò mai i Fiorentini di quel tempo, che in tali operazioni furono maestri inarrivabili.
Gli esuli guelfi, andando nel secolo xiii, raminghi pel mondo, riannodarono le già vaste relazioni commerciali di'Firenze, fondarono molte banche per tutto, dettero un grandissimo impulso all'Arte, e furono quindi creduti inventori della lettera di cambio, cui avevano dato larga diffusione e nuova importanza. Non v' è sottile ed ingegnoso trovato, per moltiplicare il danaro col danaro, facendolo girare d'un mercato all'altro, là dove la scarsità n' era maggiore, e però maggiore 1' aggio e l'interesse che si pagava; non v' è quasi operazione complicata e difficile dei nostri banchieri moderni, che i Fiorentini non avessero già trovata. Quando la Repubblica doveva fare un debito, essa iniziava coi banchieri fiorentini tutte quelle medesime pratiche, e nel medesimo modo, che si usan oggi,
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