I primi due secoli della di Pasquale Villari
288 CAP. SESTO — IL COMMERCIO E LA POLITICAperché ad essi non era ignota nessuna delle vie di guadagno. E quando da questi debiti riuniti si fece il Monte Comune, che, consolidando il capitale, pagava la rendita, allora i luoghi di Monte, che oggi si direbbero le azioni del debito pubblico, si negoziavano come ora per 1' appunto. Noi troviamo i mercanti fiorentini, sotto le Logge di Mercato Nuovo, scommettere sull'alzare e ribassare della rendita, come ai nostri giorni si fa alla Borsa delle grandi città.1 E tutti questi guadagni divenivano anche maggiori in un tempo nel quale l'interesse legale andava dal 10 al 20 per cento, né molti si facevano scrupolo di portarlo, con contratti fittizi, fino al 40. Fissavano l'interesse legale ad una scadenza, alla quale sapevano di non potere essere pagati, e passata questa, pigliavano, sotto pretesto di pena e di risarcimento convenuto, il 40.
Importa notare, che tutte queste operazioni dei banchieri fiorentini venivano molto aiutate dalla buona qualità della loro moneta, nel coniare la quale la Repubblica ebbe sempre di mira il vantaggio maggiore del commercio. A questo fine, l'anno 1252 fu battuto il fiorino d' oro di ventiquattro carati, con l'immagine di S. Giovanni da un lato, il giglio di Firenze dall' altro ; e per la bontà della lega e della sua coniazione, ebbe subito corso in tutti quanti i mercati, non solo d'Europa, ma anche d'Oriente. Otto di essi pesavano un' oncia, ed ognuno valeva circa 12 delle nostre lire. Ma i Fiorentini solevano fare i loro conti in lire soldi e danari. La lira d'argento, moneta allora di convenzione, era divisa in 20 soldi, il soldo in 12 danari. Il fiorino variò assai poco, ma la lira, sia per la maggiore mu-
1 « Ancora si fece legge (1371), conciossiaclié molti incantavano del «Monte, e dicevano: lo Monte vale trenta per centinaio; questo di io voglio fare teco una cosa; io voglio poterti dare, oggi a un anno, ovvero « tu dare a me, quanto? a trentuno per cento? Che vuoi ti doni, e fa questo? E cadeano in patto, e poi stava in sé. Se rinvigliavano, li comperava, < e se rincaravano, li vendeva, e ne promutava qua e là il patto venti <• volte l'anno. Di che vi si pose la gabella fiorini due per cento a ogni « promutatore ». Maroiiionne di Coppo Stefani, voi. Vili, pag. 97, uelle Delizie degli Eruditi Toscani, voi. XIV.
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