I primi due secoli della di Pasquale Villari
DELLE ARTI MAGGIORI IN FIRENZE
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lo Arti maggiori costituivano di gran lunga il partito più forte; ma gli altri due, riunendosi, potevano divenire un nemico assai minaccioso. E questa riunione non era impossibile.
Le Arti maggiori e minori, infatti, non differivano solo per essere più o meno ricche, più o meno potenti ; ma perché avevano interessi diversi, che le spingevano ad una diversa politica. Il mercante della lana o della seta era sempre pronto a sacrificare il suo ultimo fiorino, purché Livorno e Porto Pisano cadessero in potere della Repubblica. Egli teneva perciò sempre l'occhio aperto a vegliare sulla politica dei Lucchesi e dei Genovesi, perché non s'avvicinassero ai Pisani. Il banchiere fiorentino voleva, che la Repubblica tenesse sempre accorti ambasciatori e Consoli, che ragguagliassero costantemente di tutto ciò che si faceva a Roma, ad Anversa, a Caffa ; che non lasciassero colà pigliar troppo vantaggio ai Senesi, ai Genovesi, ai Yeneti, ai Lombardi. Quando uno di questi interessi era in pericolo, essi si trovavano sempre pronti a promuovere anche una guerra lunga, costosa e pericolosa, sottoponendo sé medesimi e la Repubblica ad ogni sacrifizio. Ma tutto ciò importava assai poco al fabbro ferraio, al muratore, al legnaiuolo, ad un membro qualunque delle 14 Arti minori, le quali pure costituivano una grandissima parte della popolazione fiorentina. Ad esse importava molto più che in Firenze vi fossero ricchi e splendidi signori; che s'innalzassero sontuosi palazzi, ville e chiese monumentali ; che il lusso e l'agiato vivere di quella ricca e nobile cittadinanza, sulla quale essi vivevano, andasse sempre crescendo. Le guerre, invece, lo frenavano ; e le Arti Maggiori, a cagione appunto dei bisogni delle guerre, che di continuo promovevano, facevano sempre nuove leggi contro il lusso. Il popolo minuto perciò odiava questi popolani grassi, che da esso erano stati aiutati ad impadronirsi del governo, dal quale poi lo avevano insieme coi nobili, escluso; che accumulavano milioni e milioni, per vivere assai spesso in Città con una parsimonia spartana; che ogni giorno facevano nuove leggiVilla RI 20
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