I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAP. SESTO — IL COMMERCIO E LA POLITICAmente padroni delle elezioni dei magistrati. Cosi la loro volontà trionfava di nuovo, e s'impadronivano da capo del governo. Quando invece le passioni anarchiche trionfavano per modo, che era necessario ricorrere ad un protettore, e questi, chiamato a difender la Repubblica, appoggiandosi agli scontenti, cercava farsi tiranno, allora i popolani grassi sapevano riunire tutti i partiti, in nome della libertà, e restaurar la Repubblica, che cosi potè rimanere lungamente in vita. Non è credibile l'accortezza, l'ardire e la costanza, con la quale essi seppero lottare, in mezzo a mille pericoli interni ed esterni. Costretti a combattere di continuo con coloro che volevano la pace, e chiedevano sempre maggiori libertà; circondati da nemici esterni potentissimi, che ora volevano distruggere il loro commercio, ora la Repubblica stessa, l'attività ed il patriottismo loro non ebbero mai posa, non si stancarono mai. Era una lotta, una febbre, una violenza continua, in cui la libertà sempre in pericolo di perdersi, fu per due secoli salvata sempre, in mezzo a Municipi che l'andavano perdendo. E come questi popolani grassi avevano saputo creare mille istituzioni di credito, per aumentare l'industria e moltiplicare la ricchezza, cosi fu inesauribile del pari il loro ingegno, nell' immaginare sempre nuovi trovati e nuove istituzioni, che prolungarono la vita della Repubblica.
Nella politica estera i diplomatici fiorentini s'acquistarono tale e tanta reputazione d'accortezza e di prontezza, che in alcune parti superarono perfino quella grandissima dei Veneti ambasciatori. Questi, infatti, con una lunga tradizione di sapienza politica, seguivano le norme costanti d'un governo forte, tranquillo, sicuro di sé. La loro forza veniva dalla forza e dal senno d' una repubblica rispettata e temuta, che sembrava parlare essa stessa per la bocca de' suoi ambasciatori. Il Fiorentino aveva, invece, un'azione individuale e diretta, che veniva dall'acume del suo ingegno-, dalla conoscenza straordinaria che aveva degli uomini, da un'attitudine maravigliosa di tutto comprendere e tutto far comprendere. La Repubblica operava certo in lui
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