I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      310 CAP. SESTO — IL COMMERCIO E LA POLITICAsubito in essi i germi della futura grandezza del Comune, clie con una guerra continua riusci ad accrescere da ogni lato le proprie forze. Ma le cose andarono poi sostanzialmente mutando, per molte ragioni, specialmente per quella rivoluzione nell'arte della guerra, alla quale abbiamo già accennato, e che dobbiamo ora più particolarmente ricordare.
      Fino al secolo xiv gli eserciti repubblicani erano com-2>osti di pedoni leggermente armati d'uno scudo, un elmo ed una daga, con qualche piastra di ferro che difendeva il petto o le gambe. La cavalleria era poca, e non decideva mai la sorte delle battaglie. Cosi avevano combattuto, presso a poco, tutti i barbari, meno gli Unni e gli Arabi, che andavano quasi sempre a cavallo, ed i Bizantini, che colla cavalleria più volte vinsero i Goti. Con la fanteria aveva princij>almente combattuto in Italia Federico Barbarossa, e con essa gli avevano resistito i nostri Comuni, che, da un giorno all' altro, potevano allora mutare in soldati tutti quanti i cittadini abili a portare le armi. Ma le guerre di Federico II, di Manfredi e di Carlo d'Angiò avevano di Francia e di Germania portato in Italia una nuova maniera di combàttere. I Fiorentini se n' erano dovuti avvedere sin dalla battaglia di Montaperti, quando il loro numeroso esercito fu disfatto dall' urto di pochi cavalieri tedeschi. E d'allora in poi la cavalleria pesante o degli uomini d'arme fu quella che cominciò a decidere la sorte delle battaglie in Italia. Il cavaliere, sebbene non fosse ancora, come alla fine del secolo xv, chiuso, esso ed il suo cavallo, in un' armatura cosi pesante che, caduti una volta a terra, non potevano rialzarsi senza aiuto; pure già era coperto di ferro da capo a piedi. Colla sua lunghissima lancia, egli atterrava il fantaccino, prima che questi potesse raggiungerlo colla corta sua spada, la quale, in ogni caso, non riusciva mai a forare l'armatura del cavaliere o del cavallo. Né gli strali tirati dagli archi riuscivano a far danno maggiore. Bastava quindi, che poche centinaia d'uomini d'arme si spingessero, come una for-


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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