I primi due secoli della di Pasquale Villari
DELLE ARTI MAGGIORI IN FIRENZE 321
dosi in una cerchia più angusta, si dimostravano anche più pregiudicate, e le loro passioni più cieche. In conseguenza di ciò. era per una repubblica tenuta allora maggiore sventura venir conquistata da un' altra repubblica, che da una monarchia; giacché i principi, nella comune oppressione, trattavano tutti alla pari, e quindi, politicamente almeno, la grande maggioranza dei vinti soffriva danni minori. Invece, quando Firenze potè raggiungere il suo lungo desiderio della conquista di Pisa, essa fu padrona del mare, e vide subito il proprio commercio crescere assai rapidamente; ma l'essersi aggregata una repubblica grande e potente, piena di vita e di forza, ricca di tanti traffici, non le portò nessuno di quei vantaggi che una più libera unione ed una partecipazione comune ai diritti politici le avrebbero recati. I più notevoli cittadini, le più ricche famiglie pisane emigrarono, preferendo vivere in Francia, a Milano, o in Sicilia sotto gli Aragonesi, che almeno concedevano loro una civile uguaglianza, piuttosto che nella propria città, sotto il duro, tirannico governo dei popolani grassi di Firenze. Il commercio, l'industria, la marineria militare e mercantile di Pisa scomparvero con la sua indipendenza ; il suo Studio, antica gloria italiana, fu disfatto, per essere più tardi ricostituito dai Medici; ed essa in breve tempo presentò l'aspetto della miseria e dello squallore. Lo stesso seguiva in tutte le città vinte; esse venivano con tanta maggior durezza trattate, quanto più grandi e potenti erano state nei giorni della loro libertà.1 E facile da ciò il comprendere come ogni volta che Firenze si trovava in pericolo, tutte quelle città sottomesse, nelle quali la vita non era stata anche spenta del tutto, cercavano sollevarsi
1 II guicciardini, nelle sue Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli (Opere inedite, voi. I, Firenze, Barbèra), conferma chiaramente quello che diciamo qui sopra. Discorrendo intorno al Cap. 12, Lib. I, del Machia velli, ove questi dice che i Papi avevano impedito l'unità d'Italia, esso, pure approvando, soggiunge: «Ma non so già se il non venire in una «monarchia sia stata felicità o infelicità di questa provincia, perché se « sotto una repubblica questo poteva essere glorioso al nome d1 Italia e
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