I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      316 CAP. SESTO — IL COMMERCIO E LA POLITICAper rivendicare la loro indipendenza, ed in ogni caso preferivano un tiranno domestico o anche straniero alla loro forzata sottomissione ad una repubblica, la quale non imparò mai dalla esperienza a mutare consiglio. E non poteva, giacché per farlo avrebbe dovuto mutare sostanzialmente tutta la sua costituzione, il suo proprio essere.
      In questo modo, accumulando ricchezza e potenza, essa moltiplicava le cagioni della sua futura e inevitabile decadenza. Il Comune appariva sempre più impotente a fare scaturire dal suo seno lo Stato moderno, e però quando il commercio su cui esso si reggeva, cominciò a decadere, la forza dei popolani grassi fu sgominata, e la forma monarchica fu subito giudicata come un sollievo dalla moltitudine degli ..oppressi, che erano di gran lunga i più numerosi. Cosi fu che i Medici poterono salire al potere in nome della libertà, appoggiandosi al popolo minuto ed alla plebe. E cosi fu che, ora con la violenza, ora con 1' astuzia, ora con l'una e con l'altra insieme, il Comune italiano venne da per tutto sottomesso al principato, e là dove, per condizioni eccezionali, la forma repubblicana potè più lungamente salvarsi, ivi essa sembrò solo sopravvivere a sé stessa, non portando più alcuno dei benefizi, pei quali era nata. Bisognava che il principato rendesse, sotto un medesimo scettro, uguali in faccia al dispotismo quelle popolazioni che non s' erano sapute rendere uguali dinanzi alla libertà. Le Signorie furono il necessario passaggio dal Comune medioevale allo Stato moderno. Queste Signorie indicarono la via alla formazione ed alla retta amministrazione delle grandi monarchie, che s' andavano ora costituendo nel continente d'Europa, e si mantennero anch' esse assolute e dispotiche fino a che la Rivo-
      « felicità a quella città che dominassi, era all'altre tutte calamità, perché « oppresse dall'ombra di quella, non avevano facilità di pervenire a graudezza aleuna, essendo il costume delle repubbliche non partecipare e frutti « 'iella sua libertà e imperio a altri che a' suoi cittadini propri.... Questa rayione non milita in uno regno, il quale è più comune a tutti i sudditi, e però « reggiamo la Francia e molte altre province viversi felici sotto uno re ».


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Primo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1898 pagine 317

   

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