I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      NEI COMUNI ITALIANI
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      sua gran forza alla legge in Roma. Liberato per la prima volta il diritto da ogni elemento estraneo, proprio della morale o della buona fede, esso divenne fermo ed inesorabile. Clii aveva in suo favore la legge, era sicuro di vederla prontamente eseguita : nella storia non s" incontra mai una sanzione e riparazione legale cosi pronta e sicura come qiaella clie aveva luogo a Roma. Ad Atene, infatti, dove le leggi erano più filosofiche, e la coscienza popolare giudicava, ricercando le intenzioni, disprezzando le for-mole, mirando alla sostanza, l'arbitrio facilmente signoreggiava, e il diritto non ebbe mai la fibra ferrea e tenace della romana giurisprudenza.
      Se non che. col mutai-e dei tempi, ogni cosa mutava in Eoma. Questa giurisprudenza, rispettata come sacra, che il Vico chiamò tutta di forinole, tutta di umani parlari, era propria d' un popolo rozzo e primitivo. Ai tempi di Cicerone le idee erano già tanto mutate, che egli, nella sua orazione prò Murena, fece la più amara satira d'una scienza divenuta ai suoi occhi ridicola: res enim sunt parcae, prope in singulis ìiteris atque interpunctionibus occupatae. Egli la riteneva perciò un' impostura dei sacerdoti, i quali ne volevano soli far monopolio. Aveva ragione o torto? Il Tico, esaminando una tal questione, dimostrò come Cicerone si fosse ingannato. Questi ed i suoi contemporanei, egli disse, vivevano in tempi troppo culti, per comprendere la primitiva e rozza giurisprudenza ; essi non ne intendevano più il vero significato, e giudicavano le leggi antiche colle idee e i principi cV lina età nuova. Un tale concetto, messo in luce la prima volta nella Scienza Nuora, fu poi da molti altri accolto, e venne sempre più confermato che il primitivo diritto di Roma non fu un artificio di pochi dotti, ma un prodotto spontaneo e necessario del popolo in mezzo a cui nacque.
      Dapprima il costume, chiaramente distinto dal diritto già formulato e scritto, ne temperò la troppo dura rigidezza. La buona fede e l'equità, non curate, respinte dalle leggi, trovarono la loro sanzione nei costumi; ebbero i


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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