I primi due secoli della di Pasquale Villari
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ginia o Lucrezia, è sempre congiunto alle glorie maggiori della Città Eterna : non cosi in Grecia. Quando i Romani fondarono e santificarono la famiglia, essi posero la prima pietra del Campidoglio.
Ma per mantenere sempre stretto e compatto questo nucleo primitivo della società romana, la legge deve vegliar sempre con gelosa accortezza, e moltiplicare le sue prescrizioni. Bisogna tenere unita la proprietà di famiglia quanto ,dìu lungamente e più rigorosamente si può. Il padre ne è il padrone e l'arbitro; ma alla sua morte, il patrimonio si divide in parti uguali tra i figli e le figlie. L'unità della famiglia allora deve essere protetta, difesa dalla legge, perché il pericolo maggiore le viene dalla donna, che, andando a marito, porta fuori di casa la proprietà domestica. Essa viene quindi dalla legge sottoposta ad una continua tutela, che le impedisce di disporre ad arbitrio de' suoi beni. Morto il padre, la donna cade sotto la tutela degli agnati. I giureconsulti del tempo di Cicerone, quando s'era, come notò il Vico, perduto il vero significato del primitivo diritto romano, credevano che questa tutela fosse su di lei stabilita a cagione della sua fragilità, pvopter sejcus infimi itatem. Ma Gaio notò l'errore d' una tale opinione, che egli chiama volgare e speciosa, dichiarando che la tutela era stabilita invece nell' interesse degli agnati ; affinché la donna, di cui erano eredi presuntivi, non potesse alienare, diminuire l'eredità, o in qualunque modo defraudarli.1
Fino a che la donna restava sotto la tutela paterna, essa non aveva ereditato ancora, e la legge le permetteva perciò di assumere obblighi giuridici; ma alla morte del padre, ereditava, e cominciava quindi per la famiglia il pericolo; laonde allora appunto essa cadeva sotto la tutela degli agnati, suoi eredi, e non poteva più obbligarsi senza il loro consenso. La tutela era dunque per gli agnati non solo un dovere, ma anche un diritto ed lina proprietà. Se 1' agnato era minore, incapace o alienato di mente, non per-
1 gaio, i, 190-2.
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