I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      CAP. SETTIMO — LA FAMIGLIA E LO STATOQuesti erano da essi esaminati, massime nei primi tempir più come una conseguenza dello studio del diritto romano,, che come un soggetto di vero e proprio studio; li ritenevano una consuetudine popolare scritta, a cui non si dava gran valore scientifico, perché quasi legge di eccezione all'unico diritto, che solo aveva ragione di essere universalmente ammirato. Assai più tardi i professori cominciarono ad occuparsi anche degli Statuti, che ai nostri giorni acquistarono finalmente una grande importanza. Venezia è forse l'unico Comune nel quale, in mancanza dello Statuto, si soleva ricorrere alla ragione naturale; laonde il Bartolo diceva, che il magistrato veneto giudicava manu regia et arbitrio suo.1 Questo non impediva però, che anche colà un tale arbitrio venisse regolato od ispirato dalla conoscenza e dall'ammirazione che s' aveva pel diritto romano.
      Da tutto ciò risulta sempre più chiara l'importanza straordinaria che ebbero le Università ed i professori di Bologna, i quali annotavano, glossavano il Corpus iuris,. per renderlo intelligibile all'universale, e cosi preparavano, educavano i notai, i giudici, i Podestà, i Capitani del Popolo. Certo la loro dottrina non era storica ; in questa anzi essi si dimostravano debolissimi. Era invece 1' esposizione razionale d'un diritto ancora vivente, e però dicevano : « chi non sa cavalcare, tengasi a l'arzone; ita clebet Index tenersi a la glossa ». In questo modo 1' Università di Bologna divenne come la depositaria d' un diritto quasi universale e sacro. Ad essa mandavano i Papi le loro decretali, e gl'Imperatori le costituzioni, per farle rivedere o raccogliere. L'Ini-
      1 L'antieo Statuto di Giacomo Tiepolo, che si trova manoscritto nell'Archivio dei Frari a Venezia, e che fa più volte pubblicato per le stampe, conehiude il suo primo prologo cosi: «Et se alguna flada occorresse cosse « elie per quelli Statuti non tossero ordiuade, perché l'è de plui i facti ehe « li Statuti, sei occorresse question stranie, et in quele alcuna eossa simele « se trovasse, de simel cosse a simele è da proceder. Aver, secondo la eonsuctudine approvada, oltremente, se al tuto sia diverso, over si faeta « consuetudine non se trovase, despona i nostri iudexi eome zusto et raxionevole a la so providentia apparèrà, habiendo Dio avanti i ochi de la soa « mente, si fatamente che, al di del zudixio, de la streta exauiination davanti el tremante (tremendo) Iudexe render possa degna raxione ».


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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