I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      NEI COMUNI ITALIANI
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      peratore era jperò tenuto come la sorgente viva e universale del diritto, il solo che potesse osar di aggiungere nuove leggi alle romane. Chi lo bestemmiava, veniva severamente condannato ; chi non credeva alla sua autorità universale, era dagli stessi giuristi dichiarato eretico. Questa autorità egli l'aveva come signore di tutti i popoli, e gli veniva dall' Impero romano, di cui era legittimo erede. Riusciva quindi naturale che, per determinare la estensione e i limiti d'una tale autorità, fosse necessario ricorrere di nuovo ai professori di Bologna, che erano i veri depositari della legge romana, ed acquistavano perciò importanza sempre maggiore. Quello che si cercava era sempre la scripta ratio ; ed i Comuni, anche quando dicevano di voler serbare illese le loro vecchie libertà, non tralasciavano mai di promettere che avrebbero rilasciato all'Imperatore le veteres iustitias, le quali gli erano dovute, e che essi volevano rispettare. Si trattava solo di ricercarle, e quindi di nuovo il bisogno di consultare i professori di Bologna.
      Prima della gran contesa dei Lombardi contro Federico Barbarossa, vi fu un vero e proprio giudizio, che fini con una condanna dei Milanesi, dichiarati ribelli, adstipulan-tibus iudicibus et primis de Italia. A Roncaglia Federico esercitò il potere giudiziario e legislativo, assistito da quattro professori di Bologna, che propugnarono i diritti dell'Imperatore, non perché nemici della patria, ma perché professori di diritto romano, e quindi sostenitori del Sacro Romano Impero. Né i Comuni sostenevano una teoria diversa. Vinto Federico,, essi continuarono infatti a scrivere i loro Statuti, le loro leggi, i pubblici strumenti, in nome suo. E ciò si può vedere anche nel secolo xv, quando i notai rogavano tuttavia i pubblici atti in nome dell' Impero. Nella pace di Costanza l'elezione dei magistrati civili e criminali, dei Consoli, Podestà e Notai fu espressamente riservata all' Imperatore, il cui diritto venne in tutto ciò riconosciuto, al pari di quello che esso aveva, in ultimo appello, nelle cause d' una certa gravità. E se i Milanesi di fatto non tennero di ciò nessun conto, il di-


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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