I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      CAP. SETTIMO — LA FAMIGLIA E LO STATOvano al potere. Ciò rendeva necessario avere Stati con confini assai circoscritti, per non rendere impossibile addirittura il governarli in un modo qualunque. Solo la Rivoluzione francese, facendo per la nazione interna, quello che il Comune italiano aveva fatto per le città, potò proclamare l'uguaglianza civile e politica di tutti coloro che facevano parte della nazione, i quali finalmente furono perciò tutti cittadini. La democrazia divenne allora il carattere predominante delle società moderne, che col sistema rappresentativo, poterono assicurare la libertà anche nei grandi Stati, conciliando l'unità e la vigorosa azione del governo centrale con la indipendenza personale, con l'attività e le libertà locali. Ma il Comune restò sempre incerto fra gli opposti elementi di cui era composto, e che non seppe mai comporre in un vero organismo politico.
      La storia delle nostre repubbliche si potrebbe infatti ridurre tutta al diverso predominio che ebbero in esse ora l'una, ora l'altra delle grandi associazioni che le costituivano. A Firenze dapprima lottarono fra loro, con varia fortuna, nobili e popolani. Quando le consorterie dei magnati presero tale ascendente da minacciare le libertà popolari, e distruggere ogni equilibrio sociale, allora ebbe luogo una grande riforma degli Statuti, una vera trasformazione del Comune, e con gli Ordinamenti di Giustizia, di cui ora dobbiamo parlare, furono abbattuti i nobili e disfatte le loro consorterie. Ma esse erano parte integrante dello Stato, e però quando vennero sgominate, vi fu un momento di rapida corruzione e decadenza. Alle passioni, agl'interessi della casta, succedettero le passioni, gli odi, le ambizioni personali, anche più pericolose. Le famiglie cominciarono a combattersi fra loro, sorsero i potenti ambiziosi, e Corso Donati o qualche altro simile a lui, sarebbe divenuto subito padrone e tiranno della Repubblica, se non vi fosse stato un popolo potente, arricchito dai rapidi guadagni del cresciuto commercio, amico della libertà, nemico dei Grandi. Al dominio delle consorterie successe perciò il dominio delle Arti Maggiori, e cominciò la loro lotta con


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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