I primi due secoli della di Pasquale Villari
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le Arti maggiori, le minori e la plebe; ma questa discordia scoppiò assai più tardi. Per ora non se ne vedeva neppure il principio. S' erano formate, tra i membri d' una stessa Arte o di varie Arti, quelle clie allora cbiamavansi Leghe, Posture, Convegni, ossieno accordi speciali, fatti anche per mezzo di regolari scritture. Ma avevano uno scopo più che altro commerciale, mirando a tenere abusivamente alti certi prezzi, a fare monopoli poco legittimi: solo in piccola parte nascevano da passioni o interessi politici. Non erano permessi dalle leggi, né certo favorivano la concordia, ma avevano poca importanza.
La Città si trovava cosi sempre più divisa e suddivisa in gruppi, e pareva che minacciasse d' andare in frantumi. I popolani erano di certo sempre i padroni del governo; ma i nobili, sebbene in diverso modo, erano anch' essi potenti ; quindi 1' unità e la concordia dovevano di continuo correre grave pericolo. L' ottenere una maggiore uguaglianza fra i cittadini, una maggiore unione e forza cosi nella società come nel governo, doveva essere perciò lo scopo cui, per necessità delle cose, bisognava mirare, se non si voleva restar sempre sull' orlo di un precipizio. Da gran tempo'infatti la legislazione fiorentina e le continue rivoluzioni si erano indirizzate a questo fine. La legge del 6 agosto 1289, con la quale si aboliva la servitù, per dare la libertà ai contadini, fu anch' essa un nuovo passo verso l'uguaglianza. Quelle del 30 giugno e 3 luglio 1290 proibirono ogni accordo, che in qualunque modo s' allontanasse dalla costituzione legale delle Arti. La legge del 31 gennaio 1291 pose un altro freno ai nobili, obbligando tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, a sottostare ai giudici ordinari, minacciando pene severissime a chiunque pretendesse d' avere o di volere impetrare il privilegio di tribunali eccezionali.1
Ma ciò che è ancora piti, la pena pecuniaria minacciata in tali casi, ricadeva sul consorto o parente del colpevole,
1 La prima (li queste leggi, già nota, e le altre elio erano inedito, furono da noi esaminate nel cap. V di quest'opera, e in fine di esso pubblicate.
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