I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAPITOLO OTTAVOa ferire messer Simone Galastroni, e ne segui una zuffa,, nella quale vi furono un morto e due feriti. Le parti presentarono querela; ma quando si fu dinanzi ai giudici che-stendevano il processo, uno di essi, dominato dal solito spirito di parte, fece si clie il notaio scrivesse a rovescio le deposizioni dei testimoni. E venuta la cosa in questi termini dinanzi al Podestà Gian di Lucino, egli assolvette il Donati e condannò il Galastroni. Il popolo allora, che s' era trovato presente alla zuffa e sapeva come era andata la cosa, levatosi a tumulto, gridava per le strade: Muoia il Podestà; al fuoco, al fuoco! E corse subito al Palazzo con la stipa in mano, per bruciarne la porta, sperando d'avere a guida e sostegno Giano della Bella, il quale invece prese le parti dei magistrati, che voleva sempre rispettati. La porta del Palazzo del Podestà fu nonostante arsa, i suoi cavalli e gli arnesi rubati, i suoi uomini presi, gli atti stracciati ; e molti che sapevano trovarsi presso di lui carte e processi a loro carico, riuscirono a distruggerli. Egli, che aveva seco la moglie, fuggi con essa nelle case vicine, dove furono ricoverati. Corso Donati, che era allora nel Palazzo, si salvò fuggendo su per i tetti.
Il giorno seguente furono radunati i Consigli, e per onore della Repubblica si deliberò di restituire al Podestà ogni cosa indebitamente a lui tolta, pagandolo e lasciandolo partire. Cosi fu subito rimesso l'ordine ; ma gli animi erano sempre assai eccitati, ed i Grandi s'avvidero che il momento della vendetta contro Giano era finalmente arrivato. Infatti alcuni del popolo gli erano avversi, per le mille calunnie sparse ad arte contro di lui, fra cui quella d'aver egli promosso leggi a danno dei giudici e dei beccai; altri erano sdegnati, per aver egli preso le parti del Podestà; ed altri finalmente lo accusavano d'essere stato cagione del tumulto. In tanta incertezza e confusione di animi, i suoi nemici riuscirono a far eleggere prima del tempo una Signoria a lui avversa, che subito lo fece richiedere comeO
autore dei disordini. Tutta la Città si trovò allora sollevata. Alcuni lo volevano condannare; ma il popolo minuto-
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