I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAPITOLO OTTAVOil carattere repubblicano, tutto il giovanile vigore, che animava il popolo fiorentino in quei giorni. Nel medesimo anno si ripigliò la costruzione delle nuove mura, abbandonata nell'83. E mentre che per tutto sorgevano chiese, palazzi pubblici e privati, la mano di Giotto veniva con profusa ricchezza a stendere sulle loro mura le sue immortali e solenni composizioni ; la scultura, emulando la pittura, ornava i templi colle sue creazioni immortali, ed iniziava quella scuola toscana, che doveva poi arrivare a Donatello, al Ghiberti, ai Della Robbia, a Michelangiolo. E quali sono i nomi che più di frequente troviamo nella storia di questi anni, in mezzo alle lotte che promossero o che seguirono gli Ordinamenti di Giustizia? Ad ogni piè sospinto, fra i Priori, fra i Gonfalonieri e gli ambasciatori, in mezzo alle tumultuose discussioni dei Consigli, incontriamo Dante Alighieri, Brunetto Latini, Giovanni Villani, Dino Compagni, Guido Cavalcanti, i creatori della poesia e della prosa italiana. La Divina Commedia è piena d'allusioni continue a questi eventi, tra i quali è nata, e nei quali si direbbe che vive un solo e medesimo spirito, perché, sotto mille forme diverse, apparisce sempre uguaje a se stesso. Gli Ordinamenti di Giustizia adunque non sono l'opera d'un uomo solo, quasi capriccio improvviso di Giano della Bella ; ma sono il risultato di molte rivoluzioni, uno Statuto che ci dimostra e ci spiega quale era la forma definitiva che prese, quale il carattere che ebbe la repubblica fiorentina, carattere che, in una forma assai meno splendida, ove più ove meno, ebbero anche gli altri Comuni italiani, dei quali essa restò sempre il tipo più originale o luminoso.
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