I primi due secoli della di Pasquale Villari
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alla Repubblica, clie di continuo li combatteva. Se venivano in Città, dovevano certo al pari degli altri sottostare alle leggi comuni ; ma i loro parenti ed essi stessi, quando tornavano nei propri castelli, restavano sempre baroni feudali.
Nel 1296 i Fiorentini, per indebolire i Pazzi e gli libertini, fondarono nel Yaldarno di sopra, tra Figline e Montevarchi, le due terre di S. Giovanni e Castelfranco, nelle quali esentarono per dieci anni dalle tasse, e liberarono dal vassallaggio tutti i fedeli dei nobili, che vi andavano ad abitare. 1 Contro gli Ubaldini però simili provvedimenti sarebbero stati inefficaci, e fu quindi necessaria una guerra prolungata e sanguinosa. Questi baroni del contado avrebbero dovuto logicamente essere imperiali e ghibellini; ma l'Impero era ornai debole e lontano, il Papa e la Francia vicini e forti. Laonde essi s'avvicinarono invece ai Grandi guelfi di Firenze, più specialmente a quelli di antiche famiglie, venendo cosi a formare un nuovo elemento in quello strano agglomerato di forze diverse. Se a ciò s'aggiungano le gelosie private e gli odi sempre più pronti ad infiammarsi e a divenire irrefrenabili là dove mancano 1' unità organica e l'interesse comune di un partito bene ordinato, si capirà facilmente quanta dovesse essere la confusione, quale il disordine.
IIIPer validi che fossero gli aiuti che i Grandi, in uno o in un altro modo, ricevevan di fuori ; per minacciosi che allora divenissero, rimaneva però sempre vero un fatto, che non bisogna mai perder di vista, perché è quello che meglio può spiegarci la storia fiorentina di quel tempo. Che essi cioè erano un partito destinato a scindersi, a decomporsi ed a sparire, che aveva di fronte a sé, nelle Arti maggiori, un partito giovane, vigoroso, unito da comuni interessi, nel
i G. Villani, Vili, 17.
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