I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      120 CAP. IX — LA REPUBBLICA FIORENTINAquale risiedevano invece la forza vera e l'avvenire del Comune. La storia di questi tempi non è infatti altro, che la storia del modo in cui le Arti Maggiori riescono, fra mille ostacoli, a divenire la Repubblica stessa, eliminandone gli altri elementi ostili o estranei. Già da un pezzo queste Arti, massime le prime cinque,1 da cui le altre più o meno dipendevano, erano in uno straordinario incremento. E quando gli Ordini della giustizia vennero a rafforzarle, esse nei loro Statuti, che in quegli anni rinnovarono, espressero molto chiaramente lo scopo commerciale e politico che avevano nell'aumentare la propria fortuna, rendendo non solo più ricca, ma ancora pili potente la Repubblica. Ben presto le cinque Arti principali si collegarono in una Universitas Mercatorum, che nel 1308 ebbe l'autorità di un vero tribunale di commercio, e nel 1312 compilò definitivamente i suoi statuti. Tutto ciò si deve anzi ritenere che fu Tina parte principale dell' opera promossa da Giano della Bella,2 quella in cui, secondato dalle condizioni dei tempi, esso riusci meglio, come ne fece prova la prosperità di Firenze, divenuta in quei giorni, non ostante le continue lotte dei partiti, prodigiosa davvero. Di tale prosperità e felicità il Villani parla ripetutamente, aggiungendo che le feste erano allora continue, che la Repubblica poteva mettere in armi 30,000 uomini nella Città, e 70,000 nel contado.3 Ma quello che è ancora più, i suoi banchieri tenevano in mano il commercio principale del mondo, che venne inondato dalle manifatture fiorentine. Essi facevano gii affari della Curia romana; essi facevano quasi tutto il commercio della
      1 Di Calimala o dei panni forestieri, raffinati e tinti a Firenze; dei Cambiatori o Banchieri; della Lana; di Porta S>. Maria o della Seta; dei Medici, Speziali e Merciai, cui andavano uniti anche i Pittori: a quest'arte s'era ascritto Dante Alighieri.
      2 Lastkj, EntwicJdiingstvege inni Quellen des Handelsrechts: Stuttgart, Enke, 1S77, pag. 251 e segg. Questo autore, fra molte altre giuste osservazioni, nota che gli Ordinamenti fissano a ventuno il numero delle Arti, numero che d'allora in poi restò sempre inalterato, e che nei loro Statuti l'anno 1293 è continuamente ripetuto come il loro anno normale, « wicderholt geradezu als Normaljahr » (pag. 214). Vedi anche a pag. 267 e segg.
      3 G. Villani, lib. Vili, cap. 2 e 39.


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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