I primi due secoli della di Pasquale Villari
AI TEMPI DI DANTE
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nato ad assicurarne la rigorosa esecuzione. Ma tutto ciò non potè seguir senza nuove divisioni e senza spargimento di sangue cittadino.
Questo infatti è il momento in cui non solo s' inaspri la divisione fra Grandi e popolo, ma i primi si divisero in due partiti, quelli cioè che persistevano a voler distruggere gli Ordinamenti, e quelli che di ciò abbandonavano il pensiero. I due nuovi partiti presero nome da due famiglie che li capitanarono, i Donati cioè ed i Cerchi. Questi ultimi erano gente venuta su di piccolo stato, ma fra i più ricchi mercanti del mondo. Vantavano numerosa parentela, molte amicizie, vasti possessi in campagna ed in città, e menavano gran vita. Avevano recentemente comprato i molti palazzi dei conti Guidi, stati già fra i più antichi nobili di Firenze ; nelle proprie case, in S. Procolo, alloggiavano la Signoria stessa, che ancora non aveva un suo palazzo, e cosi restava ad essi più facilmente tenuta ed amica. Il Villani, che era del partito avverso, li chiama « morbidi, innocenti e salvaticlii ». Non erano infatti gente data alle armi, ma al commercio, né molto rotta ai maneggi politici. Il nome di salvaticlii veniva loro dalla modesta origine, e lo stesso Dante chiama selvaggia la loro parte, che fu anche la sua. Questa origine ed il continuare essi nell'esercizio della mercatura, faceva loro incontrar simpatia e favore nel popolo, favore che crebbe sempre più quando si dimostrarono avversi ai Donati.1 Né meno delle ricchezze e della larga parentela giovavano ad essi i modi cortesi.
I Donati, invece, che il Villani chiama « gentili e guerrieri », erano di antica origine feudale. E Messer Corso loro capo era un uomo audace, manesco, accorto, non molto ricco, ma pure ambizioso e superbo in modo, che non sapeva tollerare uguali, massime poi fra i mercatanti arricchiti. Lo
1 I)i ciò parlano molto i cronisti. Il Compagni, (pag. SG-7) dice che i Cerchi « accostarsi a' popolani e reggenti »; più oltre aggiunge che « ad essi s'avvicinarono tutti quelli che erano dell'animo di Giano della Bella » (pag. 10G). Lo Stefani (IV, 220) dice che il popolo « per parte tenea pe' Cerchi, la maggior parte perché erano mercatanti ».
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