I primi due secoli della di Pasquale Villari
AI TEMPI DI DANTE 131
l'attitudine di guelfissimo tra i Guelfi, e dava nome di Ghibellini ai Cerchi, ai quali, come era naturale, sempre più s'andavano accostando tutti coloro che diffidavano di Bonifazio.
Ad un tratto s'ebbe in Firenze notizia abbastanza certa delle trame, che in segreto venivano condotte dal Donati in Roma, per mezzo degli Spini. Messer Lapo Salterelli, un avvocato assai accorto, ma di dubbia fede, pronto a seguire sempre il vento che tirava, si presentò con due suoi amici1 ai magistrati, e pubblicamente accusarono di attentato contro lo Stato tre Fiorentini residenti a Roma, nel banco degli Spini, tre « mercatores romanam Curiam « sequentes ».2 In quel momento Corso Donati non era a Firenze, perché si trovava a Massa Trabaria, città dello Stato romano, ai confini di Toscana, e nella quale appunto allora egli era stato nominato rettore dal Papa, il che aumentava i sospetti, e faceva credere il pericolo ancora più grave ed imminente. Non volendo chiudere un occhio, né troppo irritare Bonifazio Vili, i magistrati condannarono subito a gravissime multe quei tre cittadini, aspettando nuove indagini , per procedere contro tutti gli altri, che pure dovevano aver avuto parte nella congiura. A sopire i sospetti contro di sé, il Papa avrebbe dovuto ora con prudenza tacere, ma la sua impetuosa natura non gli permetteva riguardi. Andò quindi sulle furie, e con lettera del 24 aprile 1300, minacciò di scomunicare la Città, che osava condannare i suoi familiari, e intimò ai tre accusatori di recarsi subito a Roma.3 Naturalmente non ottenne nulla, anzi Lapo Salterelli, che era appunto allora stato eletto dei Priori, negandogli il diritto d'ingerirsi nei fatti interni di Firenze, sollevò il conflitto di giurisdizione. Il Papa in-
1 Bondone Gherardi e Lippo di Ranuccio del Beeca.
* Levi pag. 39-40. Secondo una lettera del Papa, pubblicata dallo stesso signor Levi, doc. IV, i tre accusati erano: « Simonem Glierardi familiarem «nostrum, nostraeque Camerae mereatorem; Cambium de Sexto procura-«torcili in audientia nostra; Noffum de Quiutavallis, qui tunc ad Curiam « nostrani aceesserat ».
3 Levi, Doc. II.
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