I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      Papa a mandare il Cardinale d'Acquasparta, perché si provasse a far pace tra i Grandi. Il Cardinale venne ai primi di giugno, e chiese balia per fare gli accordi, proponendo che i Signori si traessero a sorte, per evitare Cosi i continui tumulti che seguivano ad ogni elezione.1 I Fiorentini gli fecero a parole grandi profferte, ma non gli dettero poi la balia che chiedeva. Si sapeva da un pezzo, per esperienza, che accordo fra i Grandi voleva dire « frangere il popolo», e se ne ebbe un'altra prova in questi giorni medesimi. Non aveva infatti il Cardinale cominciato appena a riavvicinare fra loro i Grandi, che già essi si sollevavano, e quasi sotto i suoi medesimi occhi, la vigilia di S. Giovanni (23 giugno), assalirono i Consoli delle Arti, che andavano a fare offerta nel tempio del Santo, e li percossero, dicendo : « Noi siamo quelli che demmo la sconfitta in Campaldino, e voi ci avete rimossi dagli uffici e onori della nostra città ».2 La enormità della cosa era tale, che non poteva passare senza qualche grave provvedimento, e la Signoria, composta allora di popolani Bianchi, tra i quali trova vasi anche Dante Alighieri, esiliò il giorno dopo alcuni Grandi dell'una e dell'altra parte.3
      I Bianchi obbedirono subito, andando a Sarzana ; i Neri invece ricalcitravano, e solo cedendo alle minacce di più severo castigo, andarono a Castel della Pieve, nel Perugino. Si disse che avevano osato resistere perché, d'accordo col Cardinale, aspettavano dai Lucchesi aiuti che poi non vennero. E questi aiuti sarebbero mancati, perché i Fiorentini, già insospettiti di ciò, s' erano parati alla difesa, e ne avevano mandato avviso a Lucca. Vero o non vero che sia, certo è che lo sdegno contro il Car-
      1 Villani, Vili, 40.
      2 Dino Compagni, I, pag. 90-7.
      3 11 Del Lungo, colla sua solita diligenza, notò che gli esuli furono allora tutti dei Grandi. Il Levi (pag. 59) ripetendo l'osservazione, trova singolare un tal fatto, « quando il mal seme della discordia si era appreso all'intera cittadinanza». Ma si spiega facilmente, mi pare, dopo quello elio ho detto pili sopra.


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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