I primi due secoli della di Pasquale Villari
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CAP. IX — LA REPUBBLICA FIORENTINAsigli, manifestando sempre i medesimi sentimenti. Infatti, nelle Consulte del 14 aprile, per ben due volte, alla proposta di mantenere a servizio del Papa, ed a spese del Comune , cento militi, egli rispondeva : Quod de servitio fa-ciendo domino Papae nihil fìat.1 Era stato più volte adoperato anche in altri uffici dalla Repubblica, e non è -impossibile che lo mandassero ora a Roma, come affermano molti biografi. Che cosa si poteva dire al. Papa? Certo era inutile sperare che egli ora sospendesse l'invio di Carlo di Valois; ma oltre alle buone parole per calmarlo, non era affatto inopportuno o inutile provarsi a fargli capire, che, col cacciare i Bianchi ed esaltare i Neri, non avrebbe ottenuto lo scopo cui mirava, perché il governo della Città sarebbe rimasto sempre in mano delle Arti. Meglio valeva mettersi d'accordo col popolo, che era rimasto sempre guelfo, e che, come in passato, cosi, calmati gli animi, avrebbe anche per l'avvenire potuto accettare da lui un vicario temporaneo, salva però sempre la libertà del governo popolare, gli Statuti e gli Ordinamenti. Ma questo governo era quello appunto che il Papa s'era ornai deciso a non volere assolutamente. E però, senza far molte parole, senza quasi dare ascolto agli ambasciatori, esso, secondo il Compagni, a tutti i loro discorsi rispose solamente: — Umiliatevi a noi. — Due di loro sarebbero, secondo lo stesso cronista, tornati subito a Firenze, e Dante, che era il terzo, sarebbe invece rimasto ancora per poco a Roma. •
1 Fraticelli e Imbriaui, op. cit.
2 Uno dei primi che negaron fede a questa ambasceria, fu il prof. V. Im-bl'iani nel già ricordato scritto : Sulla Rubrica dantesca del Villani. Più tardi il mio amico e collega, professor Cartoli, nel volume V, della sua Storia della letteratura italiana, avendo, con molta dottrina, ripreso in esame tutta la vita di Dante, non negò esplicitamente l'ambasceria, ma espose i dubbi clic su di essa potevano muoversi. In line del volume pubblicava ancora uno studio del prof. Papa, il quale, più giovane e più ardito, recisamente la negava. 11 prof. Del Lungo invece l'aveva, con la sua ben nota dottrina, sostenuta. La questione ha molta importanza nella vita di Dante, ma ne lia assai poca nella storia generale di Firenze, perché, in sostanza, se l'ambasceria vi fu, essa non ebbe nessun resultato pratico. Pure, senza
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