I primi due secoli della di Pasquale Villari

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      E ARRIGO VII
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      giorno era bastato a far si che non fosse più possibile pigliar Firenze alla sprovvista. Si presentarono infatti solo 1200 cavalieri, in attitudine pacifica, con rami d' olivo in mano; e passato il cerchio non ancora finito delle nuove mura, si fermarono dinanzi alle antiche, nel podere detto di Cafaggio, tra San Marco e i Servi. Ivi, trafelati, senz'acqua, esposti al sole del 20 luglio, aspettarono invano chele porte s'aprissero. Alcuni altri di loro, riuscendo a sforzare la porta degli Spadai, entrarono in Città, e s'avanzarono sino a S. Giovanni, dove invece d'amici trovarono 200 cavalieri e 500 fanti, che li respinsero, facendo alcuni prigionieri, oltre parecchi morti e feriti. E questo fu il segnale d'una ritirata, che si mutò presto in fuga generale. Infatti quelli che erano in Cafaggio, già estenuati dal caldo e dalla sete, gettarono a terra le armi, e si ritirarono inseguiti da « masnadieri di volontà ». Molti ne morirono di ferro o trafelati; altri furono derubati, presi e poi appiccati agli alberi. Prima dei fuggiaschi arrivò alla Lastra la notizia della rotta, e cosi anche quelli che s' erano colà fermati, si dettero alla fuga, né potè per via trattenerli Tolo-sato degli Uberti, il quale, avendoli incontrati, tentò invano di ricondurli all'assalto. Tutto questo è, fra gli altri, narrato dal Villani, il quale si trovò presente ai fatti seguiti in Città.1 Dante Alighieri non venne alla Lastra, perché s'era poco prima separato quasi con violenza dai suoi compagni d'esilio, disgustato probabilmente delle loro ibride alleanze con tutti i nemici di Firenze, dei segreti accordi iniziati con Corso Donati e i Cavalcanti, addolorato dalle stragi cittadine, che per la vana speranza di far tornare alcuni degli esuli, erano state cosi ciecamente provocate.2
      1 Villani, VIII. 72.
      2 Sono note le parole che gli dice Cacciagnida, nel xvii Canto del Paradiso:'
      E quel che pili ti graverà le spalleSarà la compagnia malvagia e scempia, Con la qual tu cadrai in questa valle;
      Che tutta ingrata, tutta matta ed empia, Si farà contra te; ma poco appresso Ella non tu n' avrà rotta la tempiaDi sua bestialitade il suo processo Farà la pruova, si che a te fia bello
      L'averti fatta parte per te stesso. (Parad. xvn, 61 69).


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I primi due secoli della storia di Firenze
Volume Secondo
di Pasquale Villari
Sansoni Firenze
1894 pagine 269

   

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