I primi due secoli della di Pasquale Villari
E ARRIGO VII
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la città a soqquadro. Il di 11 gennaio 1312, Pazzino dei Pazzi, assai amato dal popolo, e uno dei maggiorenti, andando a cavallo a caccia, fu raggiunto ed ucciso da Paffiera dei Cavalcanti, per vendicare la morte al Pazzi attribuita di Masino dei Cavalcanti e di Betto Brunellesclii. Il corpo dell' ucciso fu portato al Palazzo dei Priori, ed il popolo indignato, prese le armi, corse sotto il proprio gonfalone alle case dei Cavalcanti, clie furono arse. La Signoria allora, per metter subito ini freno a questi tumulti, esiliò i Cavalcanti, e nominò cavalieri quattro dei Pazzi, ai quali dette in premio alcuni beni e rendite del Comune.1 Cosi anche ora l'ordine fu subito ristabilito.
IXArrigo s' apparecchiava intanto a partire per Roma; nel campo imperiale i menestrelli cantavano la morte pietosa di Corradino, e la musa popolare dei Ghibellini continuava a salutare ed esaltare il giusto giudice, il celeste paciaro. Poeti, letterati, giuristi, filosofi s' ostinavano a vedere in lui un nuovo redentore, che doveva restituire a Roma la corona imperiale, all' Italia dar pace e libertà. Cino da Pistoia esclamava: Xunc dìmittis servimi tuum, Domine,, quia viclerunt oculi mei salutare tuum.- Ma più di tutti s' era esaltato Dante Alighieri, che in questo momento fu come il rappresentante principale del partito imperiale in Italia. Fin da quando Arrigo s'era avvicinato alle Alpi, egli aveva scritto una lettera ai principi e governi d' Italia, esclamando: « Osanna a te. misera Italia, che ormai sarai da tutti invidiata, perché Sponsus tuus et mundi solatium et gloria plebis tuae. clementissimus Henricus, Divus et Augii-stus et Caesar, ad nuptias properat. Si rallegrino gli op-
1 Villani, IX, 33. Il premiare i Pazzi col nominarli cavalieri , dimostra che qnesto titolo già cominciava a perdere il valore clic aveva avuto alla fine del secolo xiii, quaudo, come segno di nobiltà, contribuiva a fare escludere dal governo. Più tardi questo valore lo perdette del tutto.
2 Perrens, voi. 3, pag. 145.
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